Regia di Roberto Bianchi Montero vedi scheda film
L'amore fra Paolo e Clara è ostacolato dalla famiglia di lei, che non vede di buon occhio l'unione della ragazza con un posteggiatore. A complicare la situazione ci si mette un'accusa, ingiusta, di omicidio che va a colpire proprio Paolo.
Dall’ibridazione fra melodramma (disgrazie, sentimenti forti, una storia d’amore tormentata) e sceneggiata partenopea (musica, lieto fine) nasce e si sviluppa all’interno del nostro cinema negli anni Cinquanta un filone di notevole successo popolare costituito da operine realizzate velocemente e a basso costo, con trame pretestuose, interpreti centrali presi dal mondo della canzone e del fotoromanzo e sviluppi narrativi bene o male sempre identici. Fisiologicamente ne fa parte anche questo Giuramento d’amore, girato dal poco più che esordiente Roberto Bianchi Montero, mestierante che si stava facendo le ossa proprio su questa tipologia di pellicole e che poi troverà la sua strada fra i più svariati generi (spaghetti western, mondo movie, erotico), sempre rimanendo ancorato al low budget. Il regista è qui anche sceneggiatore, insieme a Antonio Ferrigno e Giovanni D’Eramo; nel cast troviamo fra gli altri Ileana Lauro, Rosario Borelli, Elli Parvo, Emilio Cigoli, Dina Perbellini e Mimo Billi: nulla di eccezionale, ma d’altronde nessuna stonatura nel coro. E la metafora musicale cade a pennello per questo film che ripetutamente vede la trama – già di per sé arruffata, ispirata al testo della canzone Giuramento, di Russo e Vian – azzoppata da esecuzioni canore (in playback) sostanzialmente avulse dalla logica della storia. Tris di futuri registi fra i collaboratori tecnici: ci sono infatti Ettore Fizzarotti come assistente, Stelvio Massi come operatore alla macchina e Nick Nostro nel ruolo di segretario di edizione. 2,5/10.
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