Regia di Hallie Meyers-Shyer vedi scheda film
Se superiamo l'urgenza di lasciare la sala perchè ci aspettavamo verve, romanticismo e dialoghi brillanti mentre invece troviamo calma piatta e noia, cosa ci rimane? Un mondo bianco, etero e alto borghese dove il problema maggiore sembra essere compiere 40 anni e in cui ogni potenziale sviluppo interessante di sceneggiatura si perde in una messa in scena graziosa, banale o stucchevole. L'unico filo narrativo che sembra perseguire la regista è la lenta presa di coscienza della protagonista che realizza che l'unico modo di sopravvivere al mondo maschile è a 'distanza di sicurezza'. Gli uomini nella sua vita sono nell'ordine: un padre donnaiolo, un ex-marito poco presente, incentrato su se stesso e tre ventenni imbucati a casa che equivalgono al Michael Keaton di Mi sdoppio in 4. Ognuno di loro tre dispone di una caratteristica che sommate dovrebbero dare un unico esemplare di uomo (essere umano?) perfetto: sensualità (Harry), empatia (Teddy), presenza e vicinanza emotiva (George). Nel film prevale un lignaggio tutto matriarcale (nonna-mamma-… spetterà lo stesso destino alle 2 figlie femmine?) bisognoso di routine, sicurezze, incapace di coniugare la sfera sessuale con quella emotiva e di farle convivere nella quotidianità con una controparte maschile, con cui non riesce più a fare coppia. Fa un ultimo tentativo Alice, con il bello di turno, ma aspettarlo a una cena tra amici e non vederlo arrivare la manda in paranoia. Ergo, i quarant'anni non sono i nuovi 20 ma sono i nuovi 80: si ritorna ad abitare il proprio spazio interiore, home again, tra femmine, e la presenza dell'altro sesso va goduta nei momenti conviviali attorno a una bella tavolata, a debita distanza dalle mura domestiche, senza coinvolgimenti emotivi.
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