Regia di George Cukor vedi scheda film
Un adattamento di un celebre musical, a sua volta basato su una celebre commedia di George Bernard Shaw, che a circa sessant'anni di distanza si può ancora definire smagliante. Si tratta di un kolossal con budget di 17 milioni di dollari, che la raffinata regia di un George Cukor nella fase matura della sua carriera trasforma in una pellicola sicuramente più audace a livello visivo e con una fotografia dai colori molto più seducenti rispetto agli adattamenti basati principalmente sul dialogo degli anni 30/40 per cui il regista americano andava ricordato all'epoca. Si tratta di una commedia con tematiche sostanziose come la guerra dei sessi e il conflitto di classe rielaborati da una prospettiva inedita, e affidati a dialoghi dallo humour caustico e canzoni dal testo sempre appropriato nei contenuti e coinvolgenti a livello melodico. Sicuramente la durata di tre ore è impegnativa per il pubblico odierno, ma "My fair lady" è uno di quei film che ormai non si fanno più, un prodotto di una Hollywood classica girato però negli anni 60, quando andavano di moda le Nouvelle vagues, movimenti artistici che sembrano restare estranei a Cukor e al produttore Jack Warner che è il Deus ex machina dell'operazione. La singola sequenza più ammaliante nello sfruttamento delle risorse della fotografia in 70 mm è quella delle corse dei cavalli ad Ascot, ma ci sono altri pezzi di bravura come il brano cantato "Alfie Dolittle prende moglie" che sancisce il cedimento ai valori borghesi del padre di Eliza. Audrey Hepburn rende bene la doppia natura del personaggio, è ovviamente a suo agio nelle scene in cui fa la Lady ma a mio parere non merita le critiche anche aspre che ha ricevuto per le scene in cui deve restituire la volgarità e la grettezza linguistica di Eliza; inoltre riesce a conferire indubbio spessore alle motivazioni femministe che sottendono alla "ribellione" di Eliza; quanto a Rex Harrison, è perfetto nella caratterizzazione del burbero e misogino Higgins e scandisce con consumata bravura i testi, non cantati ma su base musicale, con cui Higgins spesso ci espone il suo pensiero. Sicuramente uno dei migliori film mai girati da entrambi gli attori, un gradino al di sopra del celeberrimo ma un po' troppo furbetto e accomodante "Colazione da Tiffany". Otto Oscar che si direbbero meritati anche se il migliore film dell'anno era, senza alcun dubbio, "Il dottor Stranamore" di Kubrick.
Voto 9/10
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