Regia di Amos Gitai vedi scheda film
Un film non facile quello d'esordio di Gitai, ma assolutamente interessante, sia per il racconto di due donne all'inseguimento delle loro utopie, destinate a restare tali. La convivenza tra ebrei e tedeschi in Germania, quella tra ebrei e palestinesi in Palestina, la diffusione pacifica del modello comunistico dei kibbutz non hanno retto alla prova della realtà. Gitai accosta le vite di due donne che non avrebbero potuto essere più diverse tra loro: alla concretezza dell'attivista politica russa si alterna l'eterea inutilità (almeno apparente) della poetessa tedesca, che non scrive neppure i propri versi, ma si limita a pronunciarli quando le sgorgano dalla bocca, per gettarli al vento. Ma Berlin Jerusalem è affascinante soprattutto dal punto di vista figurativo e stilistico, poiché il regista, ancora giovane ma già abbastanza maturo, ci porta dalla Berlino del periodo intrabellico, descritta secondo i modi degli espressionisti Grosz e Dix (ma fa capolino anche l'espressionismo cinematografico di Wegener e Wiene), alla Palestina del pre-Israele, descritta secondo l'estetica del realismo socialista, con qualche richiamo all'Ejsenstejn georgico e all'iconografia agreste di Diego Rivera.
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