Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Uno dei film più trascurati di Hitchcock è invece uno dei suoi lavori epocali al pari di "Psycho", "Vertigo" e gli "Uccelli": per risultati, contenuti e tecniche di lavorazione segnerà una svolta nella sua carriera.
Il 1940 è un anno di dolorosa frattura per la vecchia Europa con l'ombra nera del nazismo che avanza e la guerra che espolde, in questo quadro di terrore crescente Hitch ambienta la sua spy-story a cavallo della manica vista con gli occhi di un americano: Johnny Jones alias Huntley Haverstock è un brillante reporter inviato in Europa dal suo giornale per redigere un articolo che faccia luce sulla reale crisi politica che affligge il vecchio continente, ma viene coinvolto in un intrigo internazionale che lo costinge ad assumere i compiti di un vero agente segreto.
La figura centrale della vicenda è il diplomatico olandese Van Meer con il suo McGuffin incorporato, la clausola di pace n°27, una delle figure narrative classiche di Hitch della quale non sapremo mai l'enunciato risulta comunque indispensabile per far decollare la storia: sotto una pioggia torrenziale all'entrata della sala congressi di Amsterdam un capannello di giornalisti e diplomatici protetti da una fitta rete di ombrelli attende l'arrivo di Van Meer che però appena sceso dal taxi viene ucciso sotto gli occhi di Haverstock, l'anziano diplomatico non aveva riconosciuto il giovane reporter pur avendo condiviso lo stesso taxi la sera prima a Londra, Haverstock insegue il killer fra un labirinto di cappotti urlanti e ombrelli umidi; la sequenza è un collage perfetto di primi piani e campi lunghi in esterni più qualche retro proiezione alternata fra inseguitore ed inseguito, fa sensazione osservare che la modernità della sequenza si nota ancora oggi che sono passati settanta anni, il volto insaguinato di Van Meer sbattuto in faccia al pubblico e quella folla in fermento in una piazza ricostruita minuziosamente sono cose che nessuno aveva saputo mostrare in questa forma fino ad allora.
L'assassinio di Van Meer fra una cappa di ombrelli neri
La caccia all'uomo del protagonista prosegue condita da altre finezze di regia sull'intricarsi della trama, nella campagna olandese Haverstock individua un mulino le cui pale ruotano stranamente contro vento, all'interno un covo di nazisti cela un segreto imprevisto prontamente scoperto da Haverstock che rischia di finire fra gli ingranggi del mulino e cadere dalla sommità della struttura per non essere individuato; a parte i campi lunghi girati in terra olandese il mulino è stato interamente ricostruito in studio per le semplici riprese esterne e le complicate inquadrature interne, in questa sequenza si assaporano i primi scampoli di suspance e senso di vertigine, due elementi cari ad Hitch che graffiano violentemente la schiena nella sensazionale sequenza della torre di Londra.
L'idillio fra Huntley Haverstock e Carol Fisher è un altro spunto che non può mancare in un film di Hitch che si rispetti, la sequenza dell'Hotel Europa ad Asterdam stempera la tensione ed ha la cadenza delle commedie con Clark Gable ma porta avanti comunque la trama che si sposta a Londra.
Lo svelamento del personaggio ombroso del padre di Carol combattuto fra meschini ideali e l'amore per la figlia è la vera svolta della storia: Fisher non ha scrupoli nell'affiancare ad Huntley un sicario travestito da guardia del corpo che lo conduce in cima alla torre di Londra, la sequenza sprigiona tutta la classe di Hitchcock capace di farti sudare le mani e girare la testa sporgendo la telecamera dal punto più alto della torre londinese, alternando ancora una volta con perfetta coordinazione gli interni ricostruiti e le riprese in location.
Gli ultimi stupendi tocchi di Hitch sono diamentralmente opposti: nella fondamentale sequenza del misterioso prigioniero di Amsterdam si respira il delirio malato della tortura sotto l'effetto della droga finchè il maestro sposta il punto di vista su quello del prigioniero che osserva i suoi neri aguzzini inquadrati come dei vampiri a lume di candela usciti da un film di Murnau, sono loro la minaccia nazista esposta con una forma di cinema antico già allora; il finale invece è proiettato nel futuro perchè Hitch è stato pioniere nel raccontare al cinema uno schianto aereo visto dall'interno dell'apparecchio: la costosa sequenza ricostuita in studio trova il suo apice con l'esplosione dei serbatoi d'acqua posti dietro il trasparente che rappresenta la cabina di pilotaggio sempre più vicina all'acqua e la sublimazione con la ripresa esterna fra le onde del mare dove i supersiti si aggrappano alla carcassa dell'apparecchio.
Il film ebbe un grande successo di pubblico e fu candidato a numerosi premi fra cui sei Oscar, è ancora oggi uno dei migliori film di spionaggio e avventura di sempre dove tutti gli elementi cari ad Hitchcock sono perfettamente concatenati, sottolinerei anche la splendida prova di Joel McRea nel ruolo del protagonista con la sua aria da Cary Grant meno carismatico ma più vulnerabile e umano un po' come George Lazenby nei panni di OO7 che come tutti sanno è il mio preferito.
L'unico neo del film è forse il tentativo di umorismo a volte un po' forzato e non indispensabile affidato a George Sanders ma tutto ciò non intacca la qualità eccelsa di "Foreign Correspondent" che vanta il raro pregio di essere un film di Hichcock indubbiamente singolare pur essendo pieno dei suoi temi preferiti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta