Regia di Santiago Esteves vedi scheda film
Argentina. Periferia di Mendoza. Il giovanissimo Reynaldo vive con la madre e il fratello. Quest’ultimo lo introduce in un gruppetto di giovani teppistelli che compiono furti ingaggiati da soggetti potenti e pericolosi. Il suo primo ingaggio va male, ma Reynaldo – a differenza dei suoi complici - riesce a scappare col malloppo. Finisce bruscamente nel giardino di una guardia giurata in pensione, che vive con la moglie, ma a causa della caduta rovina la sua serra. Il vecchio è disposto a non denunciarlo a patto che sistemi il giardino. Durante l’ospitalità il rapporto prima difficile tra i due diventa di stima e affetto.
Il soggetto di questa storia probabilmente non è di per sé particolarmente originale, sicuramente si è già vista la storia dell’adolescente problematico alle prese con una figura autorevole che lo accoglie tra le sue ali, c’è da dire però che l’ “Educazione del Rey” riesce comunque a stupire lo spettatore.
L’intreccio infatti non è mai prevedibile o pre-impostato, ma segue linee evolutive non convenzionali e spesso sorprendenti, riesce a mantenere costante la tensione e il pathos. Nella locandina vengono annunciati “I toni epici del western e la snellezza del thriller”, e per una volta non è una frase acchiappa-pubblico, studiata mossa di advertising, ma forse la vera chiave di lettura di quest’opera.
Ci sono dialoghi bellissimi, che riescono a scuotere lo spettatore, cito solo quello tra Rey e il fratello prima della partenza di quest’ultimo (si tratta di poche parole, ma molto belle, che non anticipo). Stupende le prove degli attori, anche del ragazzo protagonista (Matias Encinas) naturalmente.
Grande successo in patria, ma in Italia distribuito molto in sordina. Voto (da 1 a 10): 7,5.
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