Regia di Cristina Pinheiro vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA - ALICE NELLA CITTÀ - CINEMA OLTRECONFINE
"Mi chiamo Luisa Palmeira e ho dieci anni. In famiglia, sono tutti portoghesi, ma io non sono come loro: io sono francese; infatti non faccio errori quando parlo. Mia madre è più bella di Marilyn Monroe, tranne quando mette gli occhiali. Mio padre ha una moto rossa, e mi lascia vincere a braccio di ferro. L'altro giorno lui mi ha detto che morirà. Ma io non gli credo; stava scherzando".
A fine anni '70, Luisa ascolta questa confidenza dal padre ma non riesce a credere che sia vero e che lei sia l'unica depositaria di un segreto tragico più grande di lei: percquesto si rifiuta di credere alle parole paterne, sforzandosi di vivere coi ritmi e gli umori di una giovinezza che non ha tempo né voglia di crogiolarsi in attese o pensieri drammatici senza via d'uscita.
Per questo la ragazzina vive sue giornate nella spensieratezza di chi non accetta brutte novità ed è convito che basta ricacciarle via per renderle inesauribili.
Menina, che in portoghese sta ad indicare "ragazzina", riferendosi alla trasognata e vispa protagonista, si dipana tra la cruda realtà adulta, che si sbilancia tra fatiche ed ebbrezza consolatoria di chi sa che ormai c'è più poco da fare per sopravvivere, ed il sogno infantile ove tutto ha una soluzione ed un fondamento, una speranza per andare avanti.
Un altro esempio di vitalità di quel cinema portoghese odierno non necessariamente contemporaneo, ma legato alle problematiche schiette e reali della classe sociale più disagiata e propensa a disgregarsi e a parire gli stenti e le incertezze: la base sociale, il popolo degli oppressi e dei vinti, di coloro che sognano, non si arrendono tanto facilmente, ma annaspano e compiono sacrifici immani per vincere gli ostacoli insormontabili di un destino crudele sempre in agguato e concentrato per abbattersi sopra le loro schiene fragili e consunte.
Cristina Pinheiro, al suo esordio nel lungometraggio, dirige con uno stile disincantato che, senza nulla togliere alla drammaticità di una condizione di immigrati in cerca di integrazione che caratterizza la nostra famiglia protagonista, lascia spazio anche all'ironia e ad un soffio vitale e frizzante di vita che si fa ancor più schietto quando filtrato attraverso lo sguardo sognante e fantasioso del punto di vista adolescenziale, arguto, innocente, puro e possibilista della tenera "menina".
Attori funzionali, credibili ed in parte.
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