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Woodshock

Regia di Kate Mulleavy, Laura Mulleavy vedi scheda film

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La recensione su Woodshock

di alan smithee
7 stelle

VENEZIA 74 - CINEMA NEL GIARDINO

Un film con Kirsten Dunst, di Kirsten Dunst, ma soprattutto plasmato su Kirsten Dunst: sul suo corpo - un fisico che con questo film si riguadagna, scontandoli, circa dieci anni di vita; sulla bellezza eterea come di una diva senza tempo; sul fascino che l'attrice è in grado di esprimere, anche oltre i limiti di una trama che si sbroglia in due righe scarse.

Theresa è una trentenne esperta a miscelare droghe e sostanze stupefacenti, che spesso procura a malati terminali per alleviar loro sofferenze.

Profondamente segnata dalla morte della madre, pure lei afflitta da un male incurabile, e pure lei beneficiaria delle attenzioni della figlia, ecco che la giovane inizia ad assumere essa stessa molte delle sostanze e delle miscele destinate ai pazienti, cominciando, da quel momento, ad estraniarsi dalla realtà delle cose, viaggiando attraverso un percorso sensitivo e psichedelico, che diviene l'oggetto preminente della pellicola.

Diretto dalle sorelle Kate e Lara Mulleavy, e prodotto dalla stessa Dunst, Woodshock ci proietta nell'affascinante teatro naturale di una foresta di sequoie secolari, ove il corpo estatico, sospeso e sognante della giovane pare librarsi tra la spessa corteccia, o giacere addentro al gigantesco perimetro dei tronchi mozzati, in grado di contenerla come il più accogliente, ma anche erotico dei nidi.

Probabilmente (e forse ce lo auguriamo) Woodshock non vuol essere la classica, ormai rituale elaborazione di un lutto apparentemente inaccettabile, quanto piuttosto la rappresentazione di un mondo-rifugio evanescente, ma altamente efficace, per combattere una depressione che parrebbe altrimenti senza via d'uscita.

E la potenza visionaria e il fascino tutto esteriore e certo fine a se stesso del film spiazzano tutta l'inconsistenza di cui fin troppo facilmente può essere accusato questo lavoro. 

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