Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Herzog, nel corso della sua lunga e fitta carriera, ha sempre saputo dividersi fra fiction e documentario; nel 1991, allo svilupparsi della guerra del golfo (Usa contro Iraq in territorio kuwaitiano), il regista tedesco coglie l'attimo per gettarsi a capofitto in una regione devastata dal conflitto e già di per sè arida e desertica: per filmare una vera e propria apocalisse nel deserto, insomma. Herzog riprende dall'alto, citando nel commento fuori campo l'Apocalisse di Giovanni (ultimo libro nel Nuovo testamento), i paesaggi colmi di morte e dolore di una terra contesa e perciò devastata: prima dall'invasione irachena, che si è conclusa con una fuga incendiaria (ai danni degli stabilimenti petroliferi, sui quali il film si sofferma ripetutamente) e poi dalle incursioni americane; una pellicola così coraggiosa poteva spettare solamente a lui, lo stesso autore de La Soufrière (1997), documentario nel quale Herzog si avventurava su un isolotto vulcanico in procinto di saltare in aria (cosa che chiaramente non succedeva, contrariamente a ogni previsione). Le immagini desolanti e impressionanti di questo Apocalisse nel deserto riecheggiano quelle di tanti telegiornali, per la prima volta in quel momento così sfrenati nel consegnare al pubblico televisivo la violenza di un conflitto armato; il regista tedesco però è tutt'altro che compiaciuto dalla disperata visione, anzi divide il film in vari microcapitoli dai titoli... apocalittici (Il parco nazionale di Satana, E salì un fumo come il fumo di una fornace, Signore, fa' che venga la sera, e via dicendo) e sembra più voler fare il punto sui risultati di tale conflitto, che sul suo stesso svolgimento e sulle ragioni più o meno esplicite che lo hanno generato. 6,5/10.
Documentario sul Kuwait alla fine del 1991, dopo essere stato territorio di conquista irachena e di liberazione da parte delle truppe americane: un luogo di distruzione e dolore.
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