Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Fantasma d'amore
Senza sarcasmo, ringrazio Ferzan Özpetek per avermi ridato (almeno sullo schermo) quella Napoli di cui andare fieri, per la quale nutrire quel naturale sentimento di appartenenza (come un figlio per la propria madre) che al momento è gravemente messo in forse se non, certi brutti giorni, estirpato a morsi e non senza dolore.
Moderna e antica, misterica e razionale, dialettale e nazionale,
signora del mondo come dei suoi vicoli angusti,
in pieno sole e sotterranea, ordinaria e insieme straordinaria,
bellezza che la memoria ne ha sbiadito se non smarrito il ricordo
o di cui nulla ha mai saputo,
avvilita da potenti veleni che ne deturpano l'essenza,
sfregiata da troppi falsi d'autore che ne deformano la percezione,
Partenope è città eterna che come Adriana vive immersa nella realtà e al contempo ne scivola fuori,
sempre uguale a se stessa e sempre diversa dal mucchio,
a mantenere un proprio ritmo interno e procedere spedita per la propria strada,
apparentemente forte e tenacemente sola,
carnale e passionale,
anima dolente che non perde (quasi) mai il sorriso;
esiste e persiste a prescindere dagli sguardi che riceve,
dalle attenzioni che le vengono rivolte,
dalla natura dei trattamenti che le vengono riservati.
Insiste, sebbene venga spesso ritratta fuori fuoco, a fare da sfondo,
sommessamente ai margini ma prepotentemente protagonista-fulcro della storia che la riguarda,
che porta il suo nome con la stessa determinazione e uguale ardore
di chi s'impegna a sfoggiare un imponente vessillo.
Perché, prima di essere luogo fisico, è luogo della mente e dell'anima.
Riluce nelle fascinose carrellate messe a punto per Lei,
suadenti ed avvolgenti come un solenne confortevole abbraccio,
e rifulge nel talento (raro per l'italia) di indovinare, ogni volta,
la musica a supporto delle preziose immagini narranti.
Giovanna Mezzogiorno, bellezza scomposta, commuove per intensità e naturalezza disarmante,
l'intero cast (è) un valore aggiunto ad un uno dei pochissimi film italiani (più) belli dell'anno appena trascorso.
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