Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
L’ultima fatica di Ferzan Ozpetek non è definibile “film”. L’ultima fatica di Ferzan Ozpetek è un’opera d’arte. Per la prima volta ambientata nella città partenopea, scelta, a detta del regista stesso, per il mistero che sembra celare da sempre e per sempre. È la storia di una donna sola circuita dal potere dell’amore illusorio. Dalle prospettive che crea e dalla mancanza che sfocia dal cuore e si trasforma in una fredda e profonda depressione. Ozpetek ritrova una Giovanna Mezzogiorno più matura (il regista l’aveva già diretta in La finestra di fronte), non solo fisicamente ma soprattutto professionalmente, capace di arricchire il suo personaggio di quella vena disincantata che la rende più vera, più umana, più persona e meno personaggio. Ad affiancarla, oltre all’attore talentuoso del momento, Alessandro Borghi, in un doppio ruolo dal fascino controverso, tutto un cast teatrale che Ferzan sembra aver scelto con accuratezza e meticolosità. Peppe Barra su tutti: la sua è una recitazione estrema che trasuda arte ad ogni sguardo, ad ogni parola; non è da meno Lina Sastri, immensa Anna Bonaiuto. Il cast però non è l’unico punto a favore della pellicola; oltre alla colonna sonora, è la costante presenza dell’arte che caratterizza non solo gli angoli cittadini ma anche case e palazzi antichi. Se la prima parte scorre coinvolgendo lo spettatore fino a circuirlo con la magia delle musiche e del racconto, la seconda parte è più lenta a tratti ripetitiva, con una ridondanza di concetti già esplicati, pur avendo apprezzato la cura del dettaglio, della spiegazione anche di quelli che possono sembrare i dettagli più insignificanti. Anche il finale, risolto ma ambiguo è segno dell’intenzione del regista di voler omaggiare Napoli e la sua storia pregna di tempo, fascino e mistero.
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