Adriana, anatomopatologa, conosce Andrea, i due consumano una notte di passione e si dànno appuntamento al giorno dopo presso il Museo Archeologico, ma di Andrea nessuna traccia. Tornata a lavoro, Adriana lo riconoscerà nel cadavere senza occhi che sta analizzando. Quali segreti si nascondo in questa vicenda?
I temi apparecchiati in questo ambizioso thriller sensuale sono tantissimi: l'importanza dello sguardo, e la sua differenza dal 'semplice' vedere; la realtà costantemente coperta dal velo di Maya per cui non vediamo mai le cose per come sono ma per come siamo; la necessità di fare le scelte giuste; l'insostenibilità di certe perdite.
C'è il giallo, chiaramente, ma è un giallo à la Özpetek, per cui chi se ne frega del colpevole, e qui: o accetti o accetti. Per chi, invece, apprezza c'è una Napoli misteriosa e sfarzosa, imbevuta di arte e folklore fantasmatico (tombole, Pulcinella impiccati...) splendidamente resa dalla fotografia di Corticelli, c'è un intreccio psico-drammatico che corre nella mente dei personaggi, regalando numerosi depistaggi, false partenze e regressioni, grazie a una studiata sceneggiatura a sei mani del regista con Romoli e Santella.
Poi c'è la straordinaria interpretazione di Giovanna Mezzogiorno, vibrante e generosa, perfettamente impastata con la recitazione passivo aggressiva di Alessandro Borghi. Di cornice, ma neanche troppo, un parterre di attori partenopei e volti incredibili: Beppe Barra, Lina Sastri, Isabella Ferrari e Luisa Ranieri.
Ozpetek, nella suspense, strizza più di una volta l'occhio a Polanski, Dario Argento (forse) e Kubrick ma la sua cifra autoriale e narrativa è inconfondibile.
Musiche avviluppanti e ipnotiche di Pasquale Catalano, oltre alle inevitabili ingerenze mediorientali.
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