Regia di Richard Kean (Osvaldo Civirani) vedi scheda film
Dal titolo si presuppone che si tratti di una scopiazzatura o di una parodia del Gatto a nove code appena uscito, di Dario Argento; come al solito Franco e Ciccio prendono a prestito un titolo celebre che ha riscosso un buon successo al botteghino e mettono in piedi una farsetta strampalata che poco o nulla ha a che vedere con quel film. Qui piuttosto si potrebbero trovare non poche affinità (del tutto casuali, si suppone) con Blow up di Antonioni, per l'espediente della fotografia che involontariamente riprende l'omicidio e principalmente per il ruolo che la fotografia (il mestiere del fotografo, si intende) stessa ricopre nella storia: un mezzo artistico, una professione, un'occasione per trovarsi, da protagonista, in mezzo alla mondanità giovanile. Ma basta controllare regista e sceneggiatore (il mediocre Civirani, che qui addirittura si protegge dietro lo pseudonimo di Richard Kean) per ottenere la certezza che tutto ciò è assolutamente involontario. Il solito pasticcio del duo comico (sempre bravo, ma quasi sempre sprecato), con pure meno fantasia del consueto.
Due giornalisti per caso fotografano l'omicidio di un commerciante di diamanti. Spediti ad Amsterdam per continuare le indagini, fra hippy, canne, ragazze disinibite e complessini beat troveranno l'assassino.
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