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Festa di laurea

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su Festa di laurea

di will kane
6 stelle

Le peggiori illusioni sono quelle del cuore,e il pasticcere Vanni Porelli ci ha poggiato un'esistenza:un bacio dato sull'onda di un'esaltazione adolescenziale da ragazza viziata,all'annuncio dell'entrata in guerra dell'Italia,della padroncina di casa,al protagonista,allora figlio della domestica,ha condizionato la sua vita sentimentale,facendolo crogiolare in un sogno.Anni dopo,quando la ragazza,fattasi signora,moglie di un professore indisponente e fedifrago,torna e chiede all'uomo di rimettere la villa avita in sesto per organizzare la festa di laurea della propria figlia,questi si fa in quattro per accontentarla e sperare di poter rinverdire quel momento che non ha più dimenticato.Quando uscì nei cinema,molti recensori salutarono "Festa di laurea" come una sorta di consacrazione di uno stile,di un regista che stava dimostrandosi come uno degli autori italiani più interessanti e quotati:al di là del fatto che il suo titolo migliore è stato,tutto sommato,quello seguente,"Regalo di Natale",nel quale la latente crudeltà della sua opera emergeva finalmente senza filtri,anche qua Pupi Avati propone un elogio della semplicità,ricordando con malinconia la provincia emiliana degli anni '50,proponendosi di dipingere un confronto morale tra gente non abbiente ma sognatrice e "per bene",e benestanti meschini e ingrati.E' vero che non è un brutto film,che alcune immagini,tipo le lampadine che rimangono accese nella notte dopo lo svolgersi dei fatti,come rilevò Kezich,sottolineano certi aspetti più romantici o sentimentali di questo lavoro,che Delle Piane ci mette molta intensità,ma è forse troppo in là con gli anni per il ruolo,e che la simpatia della faccia pulita di Nik Novecento,scomparso poco dopo,si mantiene vivida:ma è irrefrenabile la sensazione di trovarsi davanti un esempio del famigerato "cinema di papà",tendente al conservatore,che guasta non di poco la visione del film,e lascia una sensazione asprigna.

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