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Padri e figli

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su Padri e figli

di sasso67
8 stelle

Monicelli appena prima dei suoi capolavori di fine anni Cinquanta: lo sguardo sui personaggi è già acuto, ma forse ancora affettuoso, meno cattivo che nei suoi film migliori. Il finale con Vittorio De Sica e l'ottimo Ruggero Marchi fa venire in mente qualche duetto con Totò e Fabrizi e tutto il film, contrariamente alle opere più mature del regista viareggino, ha una venatura ottimista (anche se il figlio imbroglioncello impersonato da Raffaele Pisu, che ricorda qualche personaggio felliniano interpretato da Franco Fabrizi, difficilmente potrà essere raddrizzato dal servizio militare), quasi filocattolica, con le situazioni che si sbrogliano grazie ai bambini, come dimostra l'intervento quasi taumaturgico del piccolo Alvaruccio, bambino d'irresistibile simpatia, figlio di due popolani di buon cuore (Memmo Carotenuto e Marisa Merlini). Lo scontro tra genitori e figli era quasi un sottogenere della commedia dell'epoca ed è significativo che a prendersi cura quasi completa dei giovani, per quanto riguarda l'educazione, siano i padri, mentre alle madri è affidato un ruolo quasi marginale, comunque sempre circoscritto dalle pareti domestiche, quando non del tutto cancellato (Il personaggio di De Sica è vedovo).

 

Al di là delle critiche dell'epoca per la mancanza di analisi sociali, come del resto avveniva per tutto il filone denominato "neorealismo rosa" (ma era un tormentone, talvolta un po' stucchevole, della critica engagé del periodo), resta un film riuscito e divertente.

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