Regia di John Ford vedi scheda film
Uno dei migliori Ford, sicuramente il migliore della trilogia militare. Qui a contare è l'azione direbbe Sartre come unico modo per affrontare la realtà. Il mondo fordiano fatto di amicizie virili e di nuclei sociali ristretti e solidali trova la sua esemplificazione nella missione dello squadrone di cavalleria del capitano Nathan Brittles. L'ultima missione prima della pensione, prima di lasciare spazio ai giovani dei quali ancora non si fida. Il fallimento della missione è solo un dettaglio burocratico è più importante salvaguardare la vita delle donne ( la moglie del comandante del forte e una sua nipote) e dei soldati feriti trovati sul cammino. Nathan Brittles è il personaggio fordiano sincero, leale che comanda ma sa ascoltare, uomo d'azione e non di lettere, vecchio che si è stufato di fare la guerra e quindi vuole evitarla anche a costo di disobbedire agli ordini. Il populismo del regista fatto di microcomunità forgianti era stato già sconfitto dalla storia e soprattutto dalla geografia ( la frontiera era scomparsa ). La sua fiducia nel paese non era entrata ancora in crisi, gli indiani continuano ad essere i cattivi lo scontro è qui evitato ma è anche chiaro che è solo rimandato come ci ricorda la voce fuori-campo all'inizio, bisognerà prima o poi vendicare Custer. Nathan conosce bene gli indiani sa che il loro spazio continuerà a diminuire, sa che gli Stati Uniti d'America continueranno ad avanzare grazie ai suoi commilitoni, spera ancora di poter evitare la distruzione dei nativi. Per il momento vince ancora la leggenda di un west nel quale la convivenza tra bianchi e rossi è possibile.
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