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I cavalieri del Nord Ovest

Regia di John Ford vedi scheda film

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La recensione su I cavalieri del Nord Ovest

di massimo45
8 stelle

Un altro bel film di John Ford sui miti della frontiera del Nord-Ovest dove il regista mette in scena la leggenda e l’epica del West. Nonostante sia stato prodotto nel 1949, quando io ero ancora un bambino di pochi anni, questo film mantiene tutto il suo fascino.

 

Memorabile John Wayne che, anche se allora quarantenne, interpreta il sessantenne capitano Brittles prossimo alla pensione ma ancora esitante a lasciare il suo incarico. Un Wayne di solito apparentemente uomo rude e di azione ma che si mostra saggio e riflessivo e anche umano con scene  toccanti, come quando dialoga con la moglie morta sulla sua tomba (tematica fordiana intimistica ripresa anche in diversi altri film di Ford, tra i quali vedi Il Giudice, Alba di gloria, Sfida infernale).

Di stanza al Forte Starke, il capitano Brittles al comando del 7.mo Cavalleggeri, a sei giorni dalla pensione si trova ad adempiere ad una ultima missione che prevede anche l’incarico da parte del maggiore MacAllshard, suo superiore e vecchio amico,di accompagnare la moglie e la nipote Olivia ad una stazione di diligenze per partire verso l’Est.  A causa di un ritardo causato da indiani incontrati lungo il percorso, tuttavia, la colonna giunge alla stazione della diligenza quando la guarnigione presente è stata ormai attaccata e sconfitta dagli indiani, costringendo i superstiti a rientrare fortunosamente al Forte Starke.  Ad un giorno ormai dal congedo viene allora chiesto al Capitano Brittles di lasciare ad un ufficiale più giovane il comando in difesa del Forte contro il quale è imminente un attacco in forze massicce degli indiani Cheyenne, gli stessi che avevano sconfitto il generale Custer.

Dopo avere passato in rassegna il suo squadrone in procinto di andare a scontrarsi con gli indiani, Brittles è in procinto di lasciare il forte verso la California, meta del suo pensionamento. In realtà la sua vera meta è quella di raggiungere, con grande coraggio, l’accampamento indiano per incontrare il capo indiano Pelle di Volpe, suo vecchio amico, per tentare una mediazione che impedisca l’attacco indiano ed uno spargimento di sangue. Rendendosi però conto che tale mediazione non è possibile, essendo stato lo stesso Pelle di Volpe estromesso dal Consiglio di Guerra indiano, non resta a Brittles che un’ultima audace azione, quella, a distanza di pochi minuti dalla scadenza ufficiale del suo mandato, di mettere in fuga durante la notte con i suoi uomini i cavalli degli indiani i quali rimasti appiedati non potranno più combattere, evitando così una strage come quella a suo tempo avvenuta con Custer.

Per i suoi meriti Brittles, già sulla strada di casa, riceve inopinatamente  dallo stesso Presidente degli Stati Uniti Grant l’incarico di restare in servizio quale tenente colonnello. Il film termina con i festeggiamenti a Brittles tornato al forte che contemplano anche quelli del fidanzamento di Olivia che, corteggiata durante tutto il film tra due pretendenti sotto lo sguardo vigile di Brennet, sceglie infine il tenente  Cornhill.   

Il titolo originale del film She Wore a Yellow Ribbon si riferisce ad un nastro giallo indossato da Olivia, segno di chi è sentimentalmente legato a qualcuno, senza avere specificato fino alla fine del film a quale dei due corteggiatori, la cui scelta per altro era già stata intuita da Brennet.

Nel cast, tra gli altri, anche un attore caratterista amato da Ford per molti suoi film: Victor McLaglen nelle vesti del sergente Quincuannon anche lui prossimo alla pensione.

Per alcuni critici, a mio avviso a torto, questo film è stato giudicato sotto alcuni aspetti forse patetico e troppo romantico. In realtà, se tali, si tratta di difetti minori che non oscurano il valore questo che è forse uno dei migliori film, se non il migliore, nel suo genere western e nella cosiddetta “trilogia militare” di Ford, collocandosi cronologicamente tra Il massacro di Fort Apache (1949) e Rio Bravo (1950).

Il film fu girato per quasi tutti gli esterni nella Monument Valley e le riprese non furono certo facili, non solo per le condizioni di vita quasi primitive per il cast e la troupe esistenti all’epoca in quelle zone, ma anche per dissidi sorti a volte per alcune riprese tra Ford e Hoch, vincitore di un meritato Oscar per la fotografia, costretto dal regista a girare anche in condizioni ambientali e meteorologiche avverse.

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