Trama
Shadi, dopo anni vissuti all'estero, è tornato nella città natale di Nazareth per aiutare il padre a consegnare gli inviti di nozze della sorella, un'antica usanza locale palestinese. Mentre i due trascorrono insieme la giornata vagando di casa in casa, emergono a poco a poco i dettagli del loro complicato rapporto e delle loro differenti visioni di vita.
Approfondimento
WAJIB: UN DOVERE SOCIALE
Diretto e sceneggiato da Annemarie Jacir, #Wajib# racconta la storia di Abu Shadi e del ritrovato legame con il figlio Shadi. Abu Shadi è un padre divorziato e insegnante di scuola che, superati oramai i sessant'anni, vive a Nazareth. Dopo il matrimonio della figlia, previsto tra un mese, rimarrà da solo. Shadi, il figlio architetto, arriva invece da Roma dopo anni vissuti all'estero per aiutare il padre a consegnare gli inviti di nozze a ciascun ospite della cerimonia, come vuole una locale tradizione palestinese. Man mano che i due trascorrono la giornata insieme emergono i dettagli del loro fragile legame e delle loro differenti esistenze.
Con la direzione della fotografia di Antoine Héberlé, le scenografie di Nael Kanj e i costumi di Hamada Atallah, Wajib viene così descritto dalla regista in occasione della partecipazione del film al Festival di Locarno 2017: "In Palestina, esiste una tradizione di notevole importanza anche per i giovani di oggi. Quando qualcuno si sposa, gli uomini della famiglia - solitamente il padre e i figli maschi - sono tenuti a consegnare personalmente le partecipazioni a ciascun invitato. Non è prevista alcuna spedizione delle stessa o la consegna per interposta persona. Non consegnare gli inviti di persona viene considerato irrispettoso. Non conosco alcun altro posto del mondo che abbia tale costume o, quanto meno, in cui tale gesto abbia lo stesso grado di importanza che ha per coloro che vivono nella parte settentrionale della Palestina. Wajib, il titolo del film, vuol dire vagamente "dovere sociale". Quando la sorella di mia marito si è sposata, è toccato a lui e a suo padre il dovere sociale di consegnare gli inviti, impiegando cinque giorni ad attraversare la città e i villaggi vicini per portare a termine il compito. Osservandoli in silenzio, mi sono accorta di come la cose fosse a volte divertente e a volte dolorosa. Anche non volendo, durante il tempo trascorso insieme da padre e figlio, sono emersi gli aspetti speciali del loro legame ma anche delle tensioni che hanno testato il loro volersi bene. Dopo quei giorni, ho cominciato a lavorare all'idea di un film sulla fragile relazione padre-figlio e sul costume tutto palestinese degli inviti".
Il cast
A dirigere Wajib è Annemarie Jacir, regista e sceneggiatrice palestinese che nel corso della sua carriera ha scritto, prodotto e/o diretto ben sedici film. Il primo cortometraggio da lei diretto risale al 2003, Like Twenty Impossibles, ed è stato il primo corto arabo a essere selezionato per il Festival di Cannes.… Vedi tutto
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Commenti (2) vedi tutti
l'unica vera pecca dell'onesto "Wajib" è che non aggiunge praticamente nulla di più a quello che una persona mediamente informata già conosce (o immagina) della Palestina contemporanea. il soggetto è naturalmente interessante, ma la sua struttura è piuttosto esile, e la dinamica tra padre e figlio troppo risaputa e prevedibile.
commento di giovenostaAnnemarie Jacir porta sullo schermo i suoi ricordi di giovinezza, è un Paese complesso quello che filma ma non giudica, contraddittorio e lacerato, di cui gli intellettuali di altri Paesi parlano tanto, ma solo chi ci vive sa veramente com’è.
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