Regia di Walter Hill vedi scheda film
Wyatt Earp e la sfida all'OK Corral, Jesse James e la banda James & Younger, Pat Garrett e Billy the Kid sono le tre storie (insieme a molte altre, ma meno rappresentative) più riprese dal cinema anche perchè hanno in seno i caratteri più belli ed affascinanti dell'epopea western. Il grande Walter Hill, che si sa è un Sam Peckinpah minore, ha creato a sua volta l'ultimo western. Effettivamente ci è poi tornato con "Geronimo" per esempio e con l'episodio pilota di "Deadwood", ma questo "The Long Riders" sa di ultimo ideale capitolo. Un po' come "Gli Spietati" eastwoodiani (e vorremmo che il vecchio Clint tornasse al western). Il carattere autunnale sia del ritmo che dei personaggi, che dei valori e dei motivi che li muovono, sono un grande funerale della frontiera, ormai corrotta e sterilizzata dal progresso che avanza (la locomotiva leoniana insegna). Il punto forte del film sono quelle sparatorie peckinpahniane seminate qua e là, per il resto il film è asciutto. Forse, visto la storia che raccontava, quella del più grande bandito del West che viene ucciso a tradimento e alle spalle, lasciava giusto lo spazio per un "funerale" del genere. Lasciata quindi l'iconografia rude e desertica di tanti western anni '70, Hill prende dal tipico prodotto americano post-revisionista, che in lui vede un buon capostipide, e confeziona un western da studios, che lascia poco ai palati esigenti. Ma quel poco che lascia fa tristezza, e vien voglia di uscire a cavallo e dire che il Western non è morto, come invece l'ultima scena farebbe credere: il treno con il cadavere di Jesse James passa davanti ad un tizio che si toglie il cappello, e lo saluta per l'ultima volta...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta