Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Brutalismo cinematografico.
Takeshi “Beat” Kitano (1947), dopo il poco remunerativo harakiri⇔seppuku cinematografico messo in scena con la Trilogia della Crisi e/o del (per l'appunto) Suicidio Artistico (se pur gio-c/i-oso), che comprendeva «Takeshis’» (2005), “Glory to the Filmmaker” (2007) e “Achille e la Tartaruga” (2008), chiude la più che remunerativa trilogia oltraggiosa - che par’esser tutta quanta meccanicamente uscita dal segmento yakuza-eiga del (aridaje) “Kantoku • Banzai!” di cui sopra - con questa Coda (licenziata dopo l’intermezzo costituito da quel meraviglioso “scherzo” serio e “tranquillo” di “Ryuzo e i Sette Scagnozzi/Seguaci” del 2015) che, definitivamente mozzata per autotomia (il creatore della Office Kitano - che negli ultimi anni ha prodotto, ad esempio, i lavori di Jia Zhangke - lascerà subito dopo la casa di produzione da lui fondata 30 anni prima - affidandola alle mani del fedele collaboratore Masayuki Mori - per avere meno peso sulle spalle e più libertà creativa), trova negli ultimi spasm’immobili la propria resurrezione, che sfocia in un altrui silenzio sul mare, interrotto da un boccone all’amo che non vuole ancora finire in un kimchi-jjigae di un compagno sud-coreano.
La precisa imprecisione architettonica che trapela dalla limpidamente grezza costruzione in farsi dei quadri, delle ellissi e del sonoro tanto diegetico quanto extra-diegetico (fotografia di Katsumi Yanagijima, montaggio di Takeshi Kitano & Yoshinori Ohta e musiche di Keiichi Suzuki), in una sorta di “brutalismo cinematografico”, è l’appropriata e degna chiusura a questa storia di mafia, e perciò di potere politico deviato, e a tal proposito: commovente il cameo del poliziotto buono (Yutaka Matsushige) che nel film precedente si eclissava nell'ombra della notte, e qui tramonta del tutto - sfiancato, ma risol(u)to -, come il suo antagonista.
“Outrage”, 2010: * * * *
“Outrage Beyond”, 2012: * * * * ¼
“Outrage Coda”, 2017: * * * * (¼)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta