Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Nella mia ignoranza, Takeshi Kitano per me è sempre stato il babbaleo autore del favoloso giochi senza frontiere nipponico anni '80 "Takeshi's Castle", dove il regista ed ex-comico si divertiva a vedere folli giapponesi smusarsi e ciononostante ridere in giochi sul filo fra la genialità e l'idiozia. Questo perché non mi ero mai degnato di vedere un film di Kitano; poi, una volta lette le entusiastiche recensioni su FilmTV, mi sono sentito obbligato a vedere qualcosa, cominciando da Sonatine.
Da perfetto profano "kitaniano", mi sono goduto questo ottimo noir ignaro dello stile e delle simbologie del regista, ma tant'è. Kitano interpreta Murakawa, un bolso pezzo grosso della Yakuza, inviato in una missione che si rivelerà una trappola. Sembra uno yakuza-movie, ma presto ci si sposta sul filosofico: Murakawa si rifugia con i suoi uomini su un'incantevole spiaggia, dove, lontano dalla vita mafiosa, uomini spietati come loro riscoprono una fanciullesca gioia di vivere, trascorrendo il tempo con giochi infantili, fra carta-sasso-forbice, buche nascoste nella sabbia, danze e marionette. Un luogo così utopico (nota personale: se in Giappone c'è un posto così magnifico, disdico le vacanze in Sardegna e vado lì!) sembra portarli alla ricerca di se stessi, ma gli intrighi della Yakuza si riaffacceranno su di loro.
Scordiamoci il lieto fine: Kitano rappresenta la vita da mafioso come un dentro-fuori, luce-oscurità, vita-morte, non c'è spazio per i sentimenti, siano essi d'amore o di odio.
In conclusione, un anno prima di Pulp Fiction, c'è stato Sonatine, un altro noir denso di significato e atipico, purtroppo sconosciuto. Meno male ci sono FilmTV ed ottimi opinionisti a far scoprire certi lavori! :-) E' stato il mio primo film di Kitano, non credo sia l'ultimo...
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