Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
Una commedia sottile e piuttosto nera, in cui buoni e cattivi si mescolano sapientemente, dalla trama sufficientemente complicata, soprattutto per Kaurismaki. Il protagonista è - come piace al regista/sceneggiatore - un uomo solo e silenzioso, nemmeno particolarmente simpatico, che vive con la massima umiltà un'esistenza quieta nei bassifondi della città: prima novità di Ho affittato un killer, ci troviamo a Londra e non nella consueta Finlandia, con le deduzioni che ne conseguono (una su tutte: evidentemente l'Inghilterra thatcheriana non è poi così differente dai paesi sotto l'influenza russa). Seconda scossa del film, anche questa da non sottovalutare: il protagonista è il francese Lèaud, il feticcio di Truffaut, e al suo fianco troviamo molti interpreti inglesi, ma anche l'italo-francese Serge Reggiani e l'icona rock Joe Strummer in una comparsata (idem per Kaurismaki stesso, che hitchcockianamente si riserva il cameo di un venditore di occhiali da sole). Ciò significa quindi che, complice anche la coproduzione internazionale, per la prima volta Kaurismaki rinuncia a un cast di conterranei e in particolare ai suoi interpreti preferiti, Matti Pellonpaa e Kati Outinen. La storia, da un'idea di Peter Von Bagh (direttore del Midnight Sun Film Festival e grande amico del regista), è simile in maniera preoccupante a quella de L'uomo di Hong Kong (Philippe de Broca, 1965, con Belmondo); i toni sono invece quelli consueti per un autore che ha costruito il proprio stile sui dialoghi laconici (che intervallano lunghi silenzi), su personaggi perdenti e destinati a rimanere tali, sulle luci naturali e sul calcolato utilizzo delle musiche. Inevitabile comunque fare il tifo per il protagonista Henri, kafkianamente vessato al lavoro e squallidamente solo nella vita privata, straniero per nazionalità e per indole; quando gli eventi gli si ritorcono contro (i tentativi di suicidio falliti), in una rappresentazione leggera e tragicomica dell'imprevedibilità della sorte, la vena surreale del regista si scopre pienamente: è la parte più godibile della pellicola. Che non sarà irresistibile, ma è certo divertente, ha buon ritmo e un finale che spiazza. 6,5/10.
Un impiegato viene licenziato dopo tanti anni di onorevole carriera. Tenta quindi il suicidio, fallendolo a più riprese; poi paga un killer perchè lo elimini. Ma quando ci ripensa è troppo tardi per fermare l'assassino...
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