Regia di Budd Boetticher vedi scheda film
Uno dei primi e migliori western filoindiani degli anni ‘50, il film testimonia con tragico pessimismo l’impossibilità da parte di indiani e bianchi di confrontarsi e comprendersi pacificamente. Viene inoltre messo in evidenza il contrasto tra le rigide procedure dell’ambiente militare, personificate nella figura dell’antipatico maggiore razzista interpretato dal bravo R. Carlson, e la fraterna amicizia che lega i due protagonisti, appartenenti a razze diverse e per questo costretti a combattere su fronti opposti. Boetticher, dopo le prove deludenti de L’ultimo fuorilegge (1951) e Dan il terribile (1952), comincia ad affermare uno stile di regia estremamente funzionale alla storia che intende raccontare e al modo in cui i personaggi reagiscono ai suoi sviluppi. Descrive l’odissea di un ufficiale che vede la propria esperienza e il proprio coraggio messi al servizio di ordini assurdi nel contesto di un conflitto insensato, e la cui amicizia con il capo indiano gli accolla l’onta del tradimento verso la propria guarnigione. Poi, la tragedia di un capo guerriero diviso fra l’attaccamento al proprio popolo e l’amicizia verso un bianco (con cui divide pure la donna) che lo inibisce dal prendere decisioni drastiche e che gli procurerà la sfiducia dei propri uomini. Infine, le disavventure di una compagnia di soldati disorientati e obbligati allo sfinimento fisico e mentale. Boetticher fa vedere tutto questo con un’immediatezza che, se non fosse per l’ambientazione (le paludi della Florida), si potrebbe definire secchezza, e un’icasticità vicina ad una sorta di “follia barocca che risalta splendidamente nella scena in cui le truppe americane sprofondano nelle paludi, tragico epilogo di un militarismo incapace di capire i tempi” (Mereghetti 2004), grazie anche alla buona fotografia di Russell Metty. Peccato solamente che il regista non abbia la forza di evitare le convenzionalità hollywoodiane, senza saper rinunciare ad un happy ending che accontenta tutti e che sigilla la storia d’amore tra la donna e l’ufficiale, fugando così ogni dubbio su un’eventuale possibilità di miscegenation. Osceola fu veramente un capo Seminole che si oppose fieramente alla conquista della Florida da parte dell’esercito americano. Sceneggiatura di Charles K. Peck jr.
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