Regia di James Wan vedi scheda film
James Wan colpisce nel segno, Aquaman nel suo delirio kitsch si eleva oltre il genere supereroico, abbandonando ogni fastidioso riferimento al mondo DC e slegandosi finalmente da qualsivoglia crossover con altri supereroi.
Un bell’esempio di pacchianeria , evidente nella messa in scena fluttuante e nei mix saturi di colori e luci spesso improponibili. Questo delirio stravagante ed un po’ borderline costituisce di fatto la confezione di un film che non è nient’altro che la cartina da tornasole della recitazione del suo protagonista, un Jason Momoa che ha il carisma per sostenere il baraccone, dopo alcuni camei ed apparizioni fugaci nell’universo filmico della DC, che relegavano Aquaman al fratellino sfigato di Batman.
Dunque tutto è sopra le righe: non solo il protagonista, che fa della trivialità il suo cavallo di battaglia, ma anche il resto del cast fa la sua porca figura : la Kidman anfibia con la pelle vellutata moglie di Arthur Curry (interpretato da Temuera Morrison – indimenticabile protagonista del neozelandese “Once Were Warriors” -recuperatelo se potete) brandisce un tridente che neanche Jet Li in “Fearless” (a proposito gran bella scena quella, realizzata con un pianosequenza in digitale quasi a 360°), Amber Heard in tutina a scaglie aderente è una vera goduria. Ma il migliore è Wiliam Dafoe in stile vecchia Geisha.
Due ore di sana corbelleria, da una parte all’altra del globo (viene omaggiata la nostra stupenda Sicilia nella scena action più riuscita del film) immersi (è proprio il caso di dirlo) in un immaginario reso con una tale maestria digitale da far impallidire James Cameron, nessuno ha il coraggio di dirlo ma è la verità!
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