Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Western non troppo originale che arriva in un periodo di crisi nera per il genere. Siamo a cavallo degli anni '80, dopo il flop clamoroso de I Cancelli del Cielo (1980) di Micheal Cimino. Nessuno più vuole fare western. Solo Clint Eastwood e Lawrence Kasdan, con Silverado (1985), per scommessa si lanciano nel tentativo di rivitalizzarlo. Il Cavaliere Pallido diviene così una pellicola che si carica di una valenza simbolica che va ben oltre il suo valore squisitamente tecnico e contenutistico. Clint Eastwood rispolvera il vendicatore dato per morto da tutti, con cui aveva debuttato alla regia in occasione de Lo Straniero senza Nome, e lo colloca al fianco dei più deboli. Ne mutua anche i costumi, persino il colore del cavallo (roano) e alcune inquadrature in campo lungo che ne mostrano l'ingresso in paese.
Interessanti i rimandi religiosi, attraverso i quali il regista prova a svecchiare i vecchi cliché che, tuttavia, vanno per la maggiore. A tal proposito Clint si mostra quale reverendo, addirittura sembra non voler ricorrere alla violenza. Si mette persino a spaccare massi e opera un lavoro di convincimento che si regge sulla fede e su un'opera di rafforzamento psicologico a beneficio dei più deboli.
Non si contano gli omaggi, da Il Cavaliere della Valle Solitaria (col nostro che si pone al servizio di un gruppo di minatori che il bullo, boss del paese, vorrebbe cacciare a ogni mezzo, dai leciti a quelli estorsivi) a Per Qualche Dollaro in Più (Eastwood, nello scenario del tipico villaggio western fantasma, elimina, uno a uno, i vari uomini dello sceriffo corrotto, sbucando fuori da una serie di nascondigli mentre questi gli danno la caccia), fino all'immancabile duello finale che qua si svolge a stretta vicinanza.
Sviluppo narrativo piuttosto lento, ma dai toni crescenti. Importanti, pur se limitati numericamente, i picchi di violenza, con l'apice che tocca il suo vertice nell'assassinio di un ubriacone crivellato da decine di colpi di pistola esplosi da un plotoncino di sei uomini, con gli spruzzi di sangue che attingono l'immacolato tappeto di neve.
Debole la colonna sonora.
Nel complesso è un piacevòle western che vede protagonista il Clint Eastwood dei bei tempi, anche se quasi del tutto privato del cinismo che contraddistingue i suoi personaggi, a beneficio di un atteggiamento più incline ai dettami religiosi. Finale tipicamente western con l'eroe che si allontana, da solitario, dal paese in cui tutti, ormai, gli vogliono bene.
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