Regia di Corin Hardy vedi scheda film
Il paradosso vuole che la latitanza della paura abbia reso i film a essa dedicati qualcosa di più di una semplice visione cinematografica. The Nun – La vocazione del male, diretto da Corin Hardy, conferma la tendenza, spostando l’argomentazione da quello che dovrebbe essere il tema principale dell’analisi, ovvero i rapporti interni alla narrazione, a ciò che vi sta dietro, ovverosia alle strategie produttive adottate dagli uomini della Warner Bros.e, in particolare, da James Wan e Peter Safran, già artefici (il primo anche come regista) della saga di The Conjuring. È noto come rispetto a quest’ultimo, The Nun sia a tutti gli effetti uno spin-off, riprendendone il lungometraggio di Hardy il personaggio della suora demoniaca, qui più di prima intenzionata a tormentare il prete esorcista dal passato burrascoso e la novizia in procinto di prendere i voti, spediti in Romania dal Vaticano per risolvere il caso del suicidio di una giovane suora di clausura.
Se il fatto di sfruttare il successo di un blockbuster sviluppandone in maniera autonoma una costola è una mossa consueta da parte delle major, ciò che colpisce in questo caso è il fatto di fare del secondo una copia più o meno identica del primo. In entrambi i casi, infatti, al centro della narrazione c’è un’indagine paranormale, cosi come a portarla avanti è ancora una volta una coppia di detective eterogenea formata da un uomo e una donna che, in qualche modo, ricalca quella di Ed e Lorraine Warren, protagonista di The Conjuring. Una somiglianza con la serie diretta da Wan che The Nunpersegue anche in termini di contiguità fisiognomiche, tanto evidenti sono quelle tra la suor Irene di Taissa Farmiga e la Lorraine interpretata per il film di Wan dalla sorella Vera. A parte questo e se vogliamo la caratterizzazione dei personaggi, abbozzata quel tanto che basta per stimolare l’empatia del pubblico in vista di una possibile serializzazione, ciò che segue rientra nella routine del caso, ivi compresa l’abitudine – appena constatata in The Slender Man – di immergere la vicenda nel buio di una notte che dovrebbe essere quella dell’anima e che invece, oltre a rendere più confusionaria la narrazione, sembra una scusa per mascherare una pochezza di idee diventata oramai cronica a questi livelli. Il marketing si rivelato comunque vincente se è vero che The Nun nei soli Stati Uniti ha totalizzato fin qui un incasso pari a cento milioni di dollari. Per il genere in questione un piccolo grande record.
(pubblicata su taxidrivers.it)
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