Regia di Corin Hardy vedi scheda film
Per quale motivo una giovane suora decide di commettere uno dei peccati più abominevoli tra quelli considerati mortali dalla chiesa cattolica? Ovvero togliersi la vita?
La Santa Sede vuole vederci chiaro, e capire anche se il territorio romeno circondato da una fitta selva in piena Transilvania in cui sorge l'abazia teatro di quel truce episodio, sia tornato ad essere minacciato da una presenza demoniaca di antica stirpe in quei luoghi.
Siamo in un periodo imprecisato di metà '900, e per le indagini viene scelto un esperto prete esorcista, da tempo inattivo a causa di un trauma occorso dopo un tentativo resosi becessario per salvare un giovane ragazzo poi deceduto a seguito delle complesse pratiche anti demonio.
Lo accompagna una sensibile e riservata novizia in attesa di prendere i voti, simbolo di purezza e devozione verso il Creatore.
Giunti nella tetra abazia, ove le suore da secoli praticano a turni una preghiera perenne volta a scongiurare il ritorno del maligno dalle crepe di una antica feritoia nei sotteranei della antica costruzione, i due faranno luce, con fatica e mille pericoli letali in agguato, ai misteri che si annidato attorno alla presenza di un demone chiamato Valak, che assume talvolta le vesti sataniche di una inquietante suora dai lineamenti orrendamente deformati.
Prodotto da quello scaltro e talentuoso di un James Wan, e concepito come uno spin-off del noto suo film The Conjuring, The Nun è diretto dal regista di quel curioso e almeno a tratti suggestivo The Hallow, pure lui ambientato in una foresta, presentato al Sundance Festival e alla notte horror del TFF 2017.
Un horror, questo che ci occupa, che predilige la costruzione delle atmosfere lugubri consone alla situazione, e si fa forte di scenografie pittoresche e accuratamente ricostruite; ma che purtroppo latita di ogni scampolo di originalità, sfruttando ogni situazione o luogo comune possibile o immaginabile, e limitandosi a mettere in rassegna una serie di situazioni da suspence risapute, scopiazzate da 100 altre situazioni da film di genere.
Una vicenda che si avvale di tre protagonisti piuttosto scialbi (il terzo è il ragazzotto francese baldo e pimpante che aiuta il prete e la suorina, sensibile alla bellezza pura della giovane, e che si farà portavoce della prosecuzione della serie demoniaca attraverso i fortunati film del dittico di Wan, girati peraltro con ben altre originalità e dinamiche di narrazione.
Nei panni dell'esorcista, l'attore messicano Demián Bichir appare bolso e inespressivo in ogni situazione. La giovane Taissa Farmiga (sorella - sono sicuro che non sia affatto una circostanza fortuita e se aspettate sin dopo i titoli di coda un' idea in tal senso ve la farete pure voi - di Vera, protagonista e medium in The Conjuring, ha il visino caldido ideale per interpretare la novizia in attesa dei voti, ma il suo personaggio è svilito da tutta una serie di misteri e svelamenti costruiti senza grande inventiva al solo scopo di far balzare dalla sedia qualche spettatore ancora poco abituato alle ormai scontate dinamiche di un horror senza più alcuna ambizione inventiva.
Il demone Valak altro non sembra che l'ennesima caricatura di un già altamente citazionista - già di suo - e sinistramente estroso Marilyn Manson.
Resta qualche scenario suggestivo del monastero e delle foreste circostanti, ripresi con sapienti ed efficaci vedute aeree ormai facilmente accessibili con l'ausilio di droni, ma le scenografie dei relativi interni sembrano piu' che altro un accumulo smodato di suppellettili di cartapesta che cercano invano di ricostruire un'atmosfera sinistra e minacciosa, degna di un film d'alta tensione.
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