Regia di Corin Hardy vedi scheda film
Spin off della serie The conjuring, in una operazione di "espansione" dell'Universo Warren, similmente ad Annabelle. Qui l'evento si colloca a monte di tutto, e l'oggetto che lo ispira è il quadro della suora suicida, intravista nel Caso Enfield e in Annabelle 2. Dopo una prima parte interessante, scade nell'ovvietà dell'horror più fracassone.
Abbazia di Santa Cârta (Romania),1952. Una suora si toglie la vita gettandosi nel vuoto da una finestra del convento, con corda stretta attorno al collo.
Roma. Dalla Santa Sede (Vaticano) viene incaricato padre Burke (Demián Bichir) affinché -con il supporto di Irene (Taissa Formiga) una suora londinese- possa tentate di fare luce sul fatto. La coppia arriva in Romania, raggiungendo Frenchie, il fornitore di viveri del santuario che, per primo, si è imbattuto nel cadavere della suora. In breve, padre Burke e suor Irene vengono accolti con certa freddezza dalla misteriosa badessa o Reverenda Madre del convento. Una volta all'interno, per rispettare la tradizione, prima dei vespri, il portone d'ingresso viene sbarrato: senza che Burke e Irene abbiano più la possibilità di uscire, almeno sino all'alba. Burke scopre che l'antica abbazia sorge sui resti di un vecchio castello, teatro di evocazioni diaboliche. Tra l'adorazione perpetua, la reliquia del sangue di Cristo e polverosi libri custodi di antico sapere, una entità malvagia che alloggia nel corpo di una religiosa, tale Valak, sembra avere di nuovo trovato un varco dal quale diffondere il Male.
"(L'abbazia) fu eretta da un duca durante il Medioevo. Il duca di Santa Cârta. Scrisse innumerevoli testi in merito alla stregoneria e sui rituali per invocare le forze del Male. Il maligno approfitto' di lui per aprire un varco e permettere ad un orribile demone di giungere tra noi." (Suor Oana)
"Qual è il contrario di miracolo, Padre?" (Franchie apostrofa Burke in relazione al sangue, sempre fresco, che imbratta la terra dove è precipitata la suora suicida)
Ulteriore segmento della serie avviata da James Wan (qui coinvolto in veste di produttore) sull'Universo The conjuring, anticipato da una veloce comparsa della "suora" ne Il caso Enfield (e con presenza della stessa in quadro apparso in Annabelle 2). In realtà, al netto di un incipit (e di una chiusa) velocissimo in cui si fa riferimento ai coniugi Warren e alla loro indagine su Amityville (The conjuring 2), questo The nun potrebbe benissimo essere considerato un episodio singolo, infatti non a caso rientra nella categoria degli spin off (in gergo cinematografico un prodotto che scaturisce da un titolo di successo, ma con una sua dimensione narrativa, slegata dal modello ispiratore).
I fatti qua narrati si pongono, ad oggi, prima di ogni altro titolo che lo ha preceduto. Girato in Romania, con il duplice risultato di contenere i costi e di sfruttare reali location di certo suggestive, questo The nun è un film che si divide -purtroppo- in due diversi segmenti. Dopo una notevole prima parte (l'incarico, il viaggio e l'arrivo all'abbazia) caratterizzata da una insinuante ed allusiva atsmofera gotica, quasi sulfurea, e d'altri tempi (le casse da morto con campanello), la storia torna sui binari della ripetitività con un secondo tempo confuso e rumoroso, ovvero avvolto da un inevitabile senso di déjà-vu che raggiunge l'apice con il solito rituale esorcistico strillato e caciarone, anticipato dalla spiegazione retorica e forzata su Valak. L'impressione è che dal secondo tempo in poi gli sceneggiatori abbiano perso l'ispirazione, finendo per appiattire la storia con l'inserimento di cliché riempitivi, con sequenze necessarie cioè a raggiungere un metraggio cinematografico.
"Queste croci che circondano l'abbazia tengono il male dentro, non fuori..." (Frenchie)
Curiosità
La storia è ambientata a Santa Cârta, una piccola regione della Valacchia (non a caso l'entità demoniaca che si è impossessata della suora si chiama Valak), zona celebre anche perché territorio d'azione di Vlad Tepes, aka Dracula, sanguinario principe rumeno che ha contrastato l'invasione turca mettendo in atto feroci sterminii. La violenza e la ferocia senza limiti di Tepes, soprannominato anche l'impalatore per il suo singolare modo di dare la morte agli avversari (spesso cibandosi all'ombra delle vittime, lentamente morienti, così "trattate"), sono state fonte di ispirazione per Bram Stoker e il suo romanzo, Dracula appunto.
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