Regia di Peter Greenaway vedi scheda film
Liberissima rivisitazione di La tempesta di Shakespeare: ci sono sempre Prospero, Miranda, Calibano ecc., i loro rispettivi ruoli vengono più o meno mantenuti, ma il tutto viene immerso all’interno di un calderone in cui Greenaway sguazza con voluttà dando libero sfogo alla propria incontinenza visiva. In questo film ci sono tantissime cose, a partire dai videoclip ispirati ai libri del titolo originale, anzi c’è un vero horror vacui: ciò che manca è una parvenza di storia che giustifichi la sua natura di opera cinematografica, e che l’indiscriminata proliferazione di cose cerca inutilmente di surrogare. Tendo sempre a essere severo nel giudicare le trasposizioni shakespeariane (che diamine, quando ci si ritrova una sceneggiatura di ferro bella e pronta non si hanno scusanti); a maggior ragione lo sono nei casi in cui Shakespeare viene usato come un puro pretesto per esibirsi in irritanti giochini intellettuali alla Rosencrantz e Guildenstern sono morti.
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