Regia di Peter Greenaway vedi scheda film
Un film complesso debordante di richiami pittorici che va goduto al momento durante la visone ma anche e soprattutto nella post visione che diventa analisi, scavo e scoperta dell'universo Greenaway. Non è solo estetica ed estasi dei significanti. Il contenuto, o meglio i contenuti, sono innumerevoli e le varie scatole cinesi greenawayiane disvelano o nascondono la "giusta via" allo spettatore colpito e tramortito da un'orgia di colori, di corpi, di forme, che lo folgorano come una scarica da 220 tenendolo con la forza ancorato all'immagine che è opera pittorica in movimento in cui le lente carrellate (tipiche del regista alternate ad inquadrature in oggettiva) lo accompagnano poco a poco nei meandri della rappresentazione a cui non basta un'unica "doppia" dimensione, ma cerca una terza strada oltre il Cinema e verso e dentro l'Arte contemporanea. La narrazione classica è spazzata via da questa tempesta greenawayiana in cui utopia e razionalità trovano medesimo posto. Prospero come una sorta di Dio purificatore si vendica (per poi perdonare) di quegli uomini che hanno peccato nei suoi confronti e porta il macrocosmo-umanità nel suo microcosmo-isola, dove egli è il Creatore-padrone di tutto e in cui il "suo" Sapere è anche l'unico sapere. Egli è uomo e mondo stesso, terra e tiranno.
Per chi non avesse visto alcuna opera di questo regista, di sicuro viene a mancargli una parte imporatante di quest'Arte, almeno degli ultimi 25 anni!
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