Regia di Roberta Torre vedi scheda film
Riccardo è stato rinchiuso in manicomio da piccolo e la sua crudele madre se l'è legata al dito per un sanguinoso incidente fra i due; quando, ormai uomo di mezza età, Riccardo esce dalla clinica come persona del tutto riabilitata, sarà arrivato il momento per mettere in pratica una tremenda vendetta.
Alla base del lavoro c'è il Riccardo III di Shakespeare, ma l'immaginario è al cento per cento quello di Roberta Torre. Da lei scritto insieme a Valerio Bariletti, Riccardo va all'inferno è una sorta di musical nero, che fra una canzone e un ammazzamento racconta con toni cupi e al tempo stesso spensierati la storia di una vendetta personale. I protagonisti sono tutti, ciascuno a modo suo, mostri; Riccardo è solamente una vittima in un mondo di crudeltà e il suo ragionato piano di morte appare comunque meno spaventoso della quotidiana, fisiologica follia dei suoi parenti stretti. Manca forse una più forte presenza dell'elemento ironico, cosa che appesantisce un po' la narrazione. Benissimo Massimo Ranieri in un ruolo così idealmente lontano dai suoi standard: scelta tutt'altro che scontata, ma vincente; al suo fianco troviamo in scena fra gli altri Sonia Bergamasco, Ivan Franek, Matilde Diana e Michelangelo Dalisi. La fotografia è affidata all'ottima cura di Matteo Cocco, le musiche sono di Mauro Pagani (PFM): nessun dubbio sui collaboratori tecnici. A sette anni di distanza da I baci mai dati (2010), il ritorno della Torre sul grande schermo, per quanto non con il suo lavoro migliore, è decisamente gradito. 5,5/10.
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