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Riccardo va all'inferno

Regia di Roberta Torre vedi scheda film

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La recensione su Riccardo va all'inferno

di maghella
7 stelle

 

Riccardo Mancini è lo storpio e il pazzo, il figlio che non conosce il gesto di affetto di una madre troppo presa a dominare sul suo regno. Riccardo dopo molti anni esce dall'OPG dove era ricoverato e torna nei suoi domicili sotterranei in cui per tutto il tempo della sua assenza i suoi fidi compagni hanno spiato la sua famiglia. Riccardo torna affamato di vendetta nei confronti dei suoi fratelli e pronto a diventare il solo e unico re.

Difficile raccontare la trama shakespeariana del Riccardo III come fosse la sinossi di un film originale. Difficile, anzi impossibile. Il nuovo film di Roberta Torre è in effetti l'ennesima trasposizione dell'opera di Shakespeare sottoforma di musical cinematografico. Un ottimo esercizio di stile e di calligrafia visiva. Da subito si comprende che la brava regista non si sofferma solo sull'opera teatrale del famoso drammaturgo, ma vuole fare una profonda ricerca di costume e cultura teatrale che ha portato il Riccardo III fino ai giorni nostri. Rinchiuso in un OPG luminoso dove l'aiuto di capaci medici tedeschi avrebbero  dovuto aiutarlo a comprendere la differenza tra bene e male, Riccardo decide, una volta uscito, di tornare nell' oscurità  dei suoi sotterranei  e indossare di nuovo i panni del diabolico principe delle tenebre. Il Riccardo della Torre appare infatti visibilmente come un vero e proprio Nosferatu assetato di vendetta e di sangue fraterno. Il volto di Massimo Ranieri -il Riccardo della Torre- è la maschera ideale per raccontare gli sforzi della strategia per arrivare al potere contrapposti al dolore più profondo per un affetto mai ricevuto. Le musiche di Mauro Pagani sono il collante tra un mondo sommerso e quello alla luce del sole, il mondo dei sotterfugi e dei complotti con quello dei guadagni e dei poteri. Luci, colori, costumi eccentrici sono il corollario preferito dalla Torre per sottolineare i passaggi più intensi della famosa tragedia, rendendola  moderna nei toni ma lasciandola classica nei contenuti.

Se Massimo Ranieri è il Riccardo III ideale per il musical grazie alla sua voce e al suo naturale portamento signorile, Sonia Bergamasco è la regina madre insuperabile e (forse) non solo per questa versione cinematografica. Attrice nata con il teatro, cresciuta  con Carmelo Bene, riesce a farmi provare sincera nostalgia per un panorama culturale italiano andato quasi dimenticato o citato in pochi lavori di nicchia. Ben vengano opere come questa di Roberta Torre che permettono ad artisti quali Ranieri, Bergamasco, a tutta una serie di ottimi caratteristi di contorno, ad artigiani di mestieri e a musicisti di illustre passato di dare sfoggio alle loro grandi capacità .

Se c'è  una pecca che in qualche modo mi ha distolto dal mio iniziale entusiasmo è stata quella di trovare alcuni passaggi musicali collocati in maniera troppo distaccata dal contesto narrativo. Alcune belle canzoni apparivano quasi come videoclip ben confezionati ma troppo a se stanti.

"Diffida del quel cane che più fa li le feste, più lì ti vorrà sbranare" dice la regina alla figlia minore terrorizzata dal fratello. Nella scena successiva la regina  regalerà al figlio assassino una carezza che Riccardo accoglie con il capo chino proprio come un cane bastonato.

Ma il cane che troppi calci ha ricevuto morde la mano dalla quale sperava di ricevere la preziosa carezza, la regina uccide il figlio storpio e finalmente lo potrà far tornare da dove è venuto: l'inferno.

 

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