Regia di Naoko Yamada vedi scheda film
La forma della voce è un film d'animazione giapponese del 2016, uscito finalmente nelle nostre sale grazie a Nexo Digital (tramite la classica formula "evento" quindi al cinema solo per pochi giorni).
Il film è diretto dalla giovane Naoko Yamada (classe 1984) e si tratta dell'adattamento anime del manga A Silent Voice di Yoshitoku Oima.
Sinossi: Shoya sembra un normalissimo bambino di 11 anni fin quando nella sua classe non arriva Shoko, ragazzina sorda che comunica solo scrivendo su un quaderno; Shoya non comprende la disabilità della piccola ed inizia ad infastidirla con scherzi che si trasformano subito in atti di bullismo, a tal punto da spingere la famiglia della piccola ad un cambio d'istituto.....
La forma della voce non è semplicemente un ottimo film d'animazione bensì ci troviamo di fronte ad un trattatato pscico-socio-pedagogico, da far vedere in tutte le scuole dell'obbligo; la regista riesce a trattare con delicatezza e sensibilità argomenti scottanti e ancora oggi attualissimi in Giappone come nel nostro paese, ma andiamo con ordine.
La prima tematica, come si evince dalla sinossi, è il bullismo, male atroce che tuttavia può essere curato e soprattutto prevenuto; le cause che portano ad atti di bullismo sono molte e la regista ci mostra un qualcosa di originale (almeno per quanto riguarda il mondo anime): come un bambino percepisce la disabilità altrui?, la risposta è semplice, se non seguiti con attenzione dagli adulti che spiegano cosa sia la disabilità, i bimbi fanno fatica a comprenderla e nella loro innocenza possono essere incredibilmente crudeli ed il passo per essere bulli è davvero breve.
Continuando sul versante del bullismo, viene fatto notare come molte volte i carnefici si sentano in realtà delle vittime.
Il bullismo tuttavia è solamente la punta dell'icebger, le tematiche affrontate sono tantissime tra cui impossibile non soffermarci sul tema del pentimento; Shoya crescendo capisce di essersi comportanto malissimo, ma come insegna la fisica ad ogni azione corrisponde una reazione: il bimbo viene ben presto allontanato da tutti ed etichettato come "bad boy", targhetta che faticherà non poco a togliersi di dosso a tal punto da sentirsi emarginato; qui entra in gioco la regista che propone una finezza grafica forse non troppo raffinata ma sicuramente stravagante (per capirci un po' alla Takashi Miike) ossia disegrare delle grosse X sopra i volti delle persone che circondono Shoda per enfatizzare al massimo la sua situazione di disagio ed incapacità di comunicare (altra tematica fondamentale che può portare un giovane ad essere hikikomori).
Un altro tema delicatissimo messo in scena è il suicidio, le motivazioni che spingono i giovani ad un atto così tragido sono molteplici come dimostra il film; tutte le tematiche esposte sono affrontate con delicatezza evitando però la facile morale e non risultano per nulla pedanti.
Arrivati a questo punto è importante fare una piccola ma doverosa precisazione, la regista è davvero giovane e nonostante sia da qualche anno inserita nel mondo dell'animazione (ha già diretto due serie anime e due lungometraggi animati) probabilmente deve ancora fare un po' di esperienza ma il talento è evidente e se continua così a breve sarà paragonata a gente del calibro di Makoto Shinkai; la sua giovanissima età emerge nella parte centrale del film che fatica a decollare con un ritmo abbastanza compassato ma nell'ultima mezzora il film esplode letteralmente, con un finale non troppo scontato.
Per quanto riguarda lo stile, le animazioni sono valide e richiamano il fotorealismo di Shinkai, certo l'enfant prodigè di Nagano propone immagine ancora più belle e riche di dettagli sia per l'ambientazione urbana sia per quanto riguarda i paesaggi, detto questo anche La forma della voce regala diversi quadri animati (alla fin fine lo studio di produzione Kyoto Animation è noto per il suo comparto tecnico).
Meravigliosa anche la canzone/melodia cardine del film: koe no katachi del giovane Kensuke Ushio (il ragazzo si occuperà delle musiche anche di Devilman Crybaby, nuova produzione Netflix che uscirà nel 2018, serie che si basa sul manga del celebre Go Nagai; sarà diretta da Masaaki Yuasa, regista di assoluto livello con uno stile molto sperimentale); le altre canzoni presenti nel film risultano invece meno coinvolgenti.
La forma della voce è un film che emoziona e fa riflettere, da vedere assolutamente
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