Regia di Kristoffer Nyholm vedi scheda film
Intenso thriller psicologico, liberamente ispirato a un fatto realmente accaduto.
Le Isole Flannan, costituiscono un piccolo arcipelago sito, al largo della costa scozzese. La loro storia inizia nel 1600, quando un abate e predicatore irlandese, San Flannan, elesse domicilio in quel luogo per il suo ritiro spirituale. A testimonianza del suo soggiorno,c'è una piccola cappella. Molti marinai persero la vita lungo quella impervia rotta, proprio per questo, verso la fine del 1800 si decise la costruzione di un faro sull’isolotto di Eilean Mòr. Sull’isola piccolissima, non ci sono risorse di alcun genere. I custodi venivano riforniti periodicamente con tutti i beni di prima necessità, da appositi traghetti, adibiti all'uopo. James Ducat, Thomas Marshall e Donald MacArthur nel lontano 1900 decisero di affrontare insieme un turno di lavoro di sei settimane. Il 15 dicembre di quell’anno, Il piroscafo Archtor, passando nei paraggi, constatò che stranamente il faro era spento, ma solo 6 giorni dopo, a causa del tempo avverso, la nave addetta al rifornimento riusci a sbarcare sull’isola, trovandola incredibilmente disabitata. Sullo sperduto atollo al largo della costa occidentale scozzese, i tre guardiani del faro erano scomparsi nel nulla, lasciando dietro di sé, letti sfatti, orologi fermi e un gran disordine. Nel corso degli anni successivi,molte teorie, anche audaci,sono state azzardate per cercare di dare una qualche spiegazione a questo arcano. La verità,ovviamente non la sapremo mai. Il mistero del faro delle isole Flanane è rimasto senza soluzione. Il regista danese Kristoffer Nyholm decide di esordire cinematograficamente, ispirandosi proprio a questo enigma e dando la sua chiave di lettura a quegli eventi
Siamo agli inizi del Novecento sull’isoletta di Eilan Mor I tre uomini chiamati a sorvegliare il faro sono Thomas alias Peter Mullan il più, anziano e saggio, che ha perso moglie e figlie in circostanze tragiche, James alias Gerard Butler, che deve provvedere al mantenimento della sua famiglia indigente e Donald giovane bistrattato, che viene offensivamente apostrofato col nomignolo di piccolo bastardo. Un giorno sulla spiaggia ritrovano i resti di una barca alla deriva, a fianco il corpo apparentemente senza vita di un naufrago e un baule. Mentre sono impegnati nel recupero della cassa, l’uomo si rianima e addirittura cerca di uccidere Donald, che nel tentativo di difendersi lo colpisce a morte con un sasso. Il baule contiene molto oro. Ovviamente c’è qualcuno che lo sta cercando, con tenacia e non è disposto a rinunciarvi. Questo drammatico episodio dà la stura ad un escalation di violenza e delitti senza fine,un bagno di sangue, una discesa negli inferi. La mente umana è debole e facile preda di cupidigia, senza averne coscienza, i nostri, intraprendono un percorso di morte, perseguitati da pericoli reali, ma soprattutto dalle loro paranoie interne, scivolano in un abisso di follia omicida, prima eliminano quelli venuti a cercare il tesoro,che peraltro non sono molto accomodanti, poi accecati dall’ingordigia, si uccidono tra loro,solo uno sopravviverà.
Suffragato dall’efficace fotografia di Jørgen Johansson, nonchè dalle appropriate sonorità di Benjamin Wallfisch e grazie ad una triade di attori di altissimo livello, Nyholm confeziona un ottimo thriller psicologico, girato sullo sfondo di una natura selvaggia e un territorio impervio e solitario, che fa da cornice ideale per la crescente disgregazione dei rapporti umani di una piccolissim comunità,già di per se non molto omogenea, abbandonata a sé stessa, preda di paure e di sensi di colpa. Un climax sapientemente dosato che parte in sordina per poi crescere ed esplodere, un racconto sobrio,ma condito di suspense, con dialoghi secchi e taglienti e personaggi avvolti e immersi in perturbanti atmosfere.Intensa e vibrante riflessione sulla fragilità della natura umana.
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