Regia di Giuseppe Taffarel vedi scheda film
Documentario sulla slitta da carico, detta 'croce' per via della caratteristica maniera in cui veniva trasportata, rudimentale ma efficace mezzo di trasporto ancora utilizzato con frequenza dai contadini delle Prealpi venete nel secondo dopoguerra.
Forse uno dei meno riusciti fra i numerosi cortometraggi girati da Giuseppe Taffarel nel corso degli anni Sessanta (e dintorni), La croce parla della caratteristica slitta da carico adoperata ancora nel secondo dopoguerra dai contadini delle Prealpi venete e definita per l'appunto 'croce' per via dalla posa cristiana assunta dai suoi proprietari nell'atto di trasportarla da vuota: ossia tenendola sulle spalle, curvando leggermente la schiena in basso sotto il suo peso. Ciò che meno convince in questo caso è la scarsa naturalezza di certe sequenze, virate al neorealismo - sia pure in chiaro ritardo, si capisce - come è nella cifra del cineasta trevigiano, ma sostanzialmente artificiose, 'recitate', non esattamente improntate al verismo e alla massima naturalezza. Ciononostante La croce rappresenta un significativo spaccato della vita quotidiana delle genti meno abbienti del nordest nostrano; Taffarel è stato in un certo modo il loro cantore e loro le sue muse ispiratrici: negli undici minuti scarsi di questo corto possiamo osservare una tipica giornata di lavoro con la 'croce', con una descrizione neutra, cronistica in voce off a opera del commento di Roberto Natale. Musiche di Egisto Macchi, produzione Documento Film. 6/10.
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