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Something Useful

Regia di Pelin Esmer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Something Useful

di yume
8 stelle

"... non ci sarebbe mai più stato un fiore per qualcuno come noi, mai più nulla, assolutamente più nulla, e il nulla era questo, che non ci sarebbe stato mai più un fiore.”

locandina

Something Useful (2017): locandina

Era sul bordo di un 'aiuola, un fiore giallo qualsiasi. Mi ero fermato per accendere una sigaretta e mi distrassi guardandolo. Fu quasi come se anche il fiore mi guardasse, quei contatti, certe volte...Lei sa ,la sente chiunque ,quel che si dice bellezza. Proprio così ,il fiore era bello, era un bellissimo fiore. E io ero condannato, io un giorno sarei morto per sempre. Il fiore era bello, sempre ci sarebbero stati dei fiori per gli uomini futuri. Di colpo compresi il nulla, ciò che avevo creduto la pace, la fine della catena. Io sarei morto e Luc era già morto,  non ci sarebbe mai più stato un fiore per qualcuno come noi, mai più nulla, assolutamente più nulla, e il nulla era questo, che non ci sarebbe stato mai più un fiore.”

Julio Cortàzar, Il fiore giallo da“Fine del gioco” , 1956.

scena

Something Useful (2017): scena

Un treno, una lunga notte, due donne, un avvocato/poetessa e un’infermiera/futura attrice (forse). E Yavuz (Yi?it Öz?ener) un uomo paralizzato dal collo in giù che desidera morire.

E un fiore giallo.

Something useful, qualcosa di utile si riesce sempre a farla, soprattutto se è il caso a muovere le pedine, anche se poi bisogna fare una scelta e a quella non si sfugge.

Pelin Esmer

Something Useful (2017): Pelin Esmer

Pelin Esmer è una regista turca degna erede di quella grande tradizione di cinema  che da Yilmaz Guney fino a Ceylan, Erdem, Ustaoglu continua a guardare il mondo e a raccontare quegli incontri casuali che sempre producono un impatto sulla vita di qualcun altro.

Gökhan Tiryaki, direttore della fotografia, l’occhio  indimenticabile di Iklimler, C'era una volta in Anatolia, Winter Sleep, scopre anche stavolta “cosa c’è di luminoso nella notte, cosa c’è di notturno nella luce… “ .

”Un giorno uno potrà dire: una volta in Anatolia, lavoravo in campagna. Mi ricordo di quella notte in cui accadde questo. Potrà raccontarla come una favola…eh? non è vero dottore? ” e come una favola anche stavolta qualcuno racconterà di quella notte in treno e di quell’uomo paralizzato che guarda il mare e la vita degli altri dalla vetrata e che ormai ha deciso di non farlo più.

Canan deve fare l’iniezione letale, gliel’ha chiesto un amico, forse il fidanzato, e non può rifiutare. E’ stata anche pagata per questo e si finanzierà cosi gli studi.

Leyla non giudica, ascolta, quindi decide di accompagnare Canan a casa di Yavuz

Leyla (Basak Köklükaya) e Canan (Öykü Karayel) hanno mondi distanti, età diverse, percorsi e obiettivi incompatibili. Eppure il loro incontro esiste, è fatto di momenti impercettibili, segnali minimi e un grande momento magico.

scena

Something Useful (2017): scena

Intorno al letto di Yavuz l'arte, le poesie di Leyla, creano un mondo diverso, prima inimmaginabile, rivelano la bellezza, ricordano l’unicità del fiore giallo che tornerà a nascere quando non ci saremo più.

“… il nulla era questo, che non ci sarebbe stato mai più un fiore”.

Pensiero insopportabile, quel fiore deve continuare ad esistere per qualcuno.

Le due donne ripartono, il treno le aspetta e il viaggio sarà lungo, come quello di andata.

Leyla si gira a guardare la vetrata,  di certo Yavuz la sta guardando e di certo quel fiore giallo nascerà ancora per lui.

scena

Something Useful (2017): scena

Premio per la migliore sceneggiatura al Festival internazionale del cinema di Tallinn oltre a FIPRESCI, miglior regista, migliore sceneggiatura e premio come migliore attrice in Turchia, Something Useful è un film sommesso, parla di legami leggerissimi e tenaci, invisibili e determinanti, e della magia di quel “momento dopo”, quello che non prevedevi e che ti spiazza  e ti trascina Nella valle dove…

volano le azioni confuse dall’attimo

gridando da cima a cima degli alberi, tacciono

nell’aria più leggera del presente, planano

come rondini da cima

a cima dei monti finché

raggiungono l’altopiano più remoto

lungo la frontiera con l’aldilà.

Là cadonoe nostre azioni cristalline

su nessun fondo,

tranne noi stessi.

 

T. Tranströmer, Poesia dal silenzio, 2001

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

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