Regia di Abbas Kiarostami vedi scheda film
la rassegnazione di un popolo e la necessita' di documentarla attraverso il cinema, nonostante il dolore e il dramma: questa l'essenza del cinema di Kiarostami, racchiusa in quella che forse e' la sua opera piu' rappresentativa. Un viaggio, tra realta' e fiction, in un Paese devastato, messo in ginocchio dalla "volonta' di Dio" (o da un cane rabbioso, secondo il bambino), ma deciso a guardare avanti con l'umilta' di sempre; un'esperienza che porta alla consapevolezza e alla saggezza. Stilisticamente il film contiene tutti gli stilemi del cinema del maestro iraniano: l'automobile come mezzo indispensabile per la conoscenza della realta', un protagonista che si comporta da "cronista", chiedendo notizie alla popolazione, un bambino che imparera' la sua lezione di vita, una perfetta alternanza di piani fissi e carrelli, di riprese nell'abitacolo della vettura e di campi lunghi sulle distese irte e fangose, di primi piani essenziali e di voci off, di drammi umani e di parentesi distese. "E la vita continua" e' la quintessenza del cinema iraniano perche' mostra, del cinema (della finzione, di una storia romanzata...), la sua impossibilita' teorica ,in questa terra martoriata e sempre in emergenza, ma al tempo stesso la sua necessita' estrema
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