Regia di Abbas Kiarostami vedi scheda film
Uno dei migliori film di Kiarostami: il regista ricrea gli eventi che seguirono al terremoto del 1990 che devastò la regione settentrionale dell'Iran e causò circa 50.000 morti. Nel film, un regista alter-ego di Kiarostami viene a sapere che la città di Koker, dove girò il suo film "Dov'è la casa del mio amico?", è stata colpita dal terremoto, e decide di partire insieme al figlioletto per cercare di avere notizie sui due bambini che furono protagonisti del film. Quando giungono nei pressi della regione, trovano lunghe code automobilistiche che gli impediscono di arrivare a destinazione: allora il regista decide di prendere un percorso alternativo, lungo il quale sono accampati molti sopravvissuti in sistemazioni di fortuna. Il regista ne approfitta per intervistarli...
Il titolo originale significa "La vita e niente altro", ma fu cambiato per il mercato occidentale per l'omonimia col film di Bertrand Tavernier del 1989. E' uno dei film più semplici e diretti del regista, probabilmente ispirato allo stile del Rossellini neorealista, privo di una certa sofisticazione formale che si troverà in opere successive, anche se si tratta comunque di un'opera che mescola la realtà colta nella sua immediatezza con i procedimenti della fiction. E' anche uno dei suoi film più emozionanti nel mostrare la dignità e la perseveranza di una popolazione che non intende abbattersi, e mi è piaciuto molto per come ha saputo combinare le dinami che del rapporto padre-figlio e il loro evolversi al cospetto di varie tragedie personali degli abitanti della regione di Koker. Un film che sprizza verità da ogni fotogramma, tanto da poter definire Kiarostami uno dei migliori eredi della lezione neorealista. Particolarmente suggestive le scene in cui i rifugiati nelle tende si riuniscono per guardare in televisione una partita dei mondiali di calcio del 1990. Ben inserite le musiche di Vivaldi...
voto 9/10
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