Regia di Riccardo Freda vedi scheda film
E' un bel film in costume, scritto, diretto e recitato con cura. Tra gli sceneggiatori ci sono anche Mario Monicelli e Stefano Vanzina. Nei panni del protagonsita troviamo un giovane e atletico Gassmann (in una scena di duello salta giù da un soppalco senza controfigura...), che riesce particolarmente bene nella parte del dongiovanni dai modi forbiti e dalla loquela elaborata. A proposito, i dialoghi sono davvero buoni, pieni di arguzie e di iperboli; qui gli sceneggiatori rivelano la loro ottima conoscenza dell'italiano e la loro fantasia.
Il titolo del film, comunque, è appiccicato sopra col nastro adesivo forse dal produttore De Laurentis, perché senza dubbio quello giusto sarebbe stato "La lettera rubata" o "La lettera compromettente". Essa è infatti il centro della trama e la si nomina continuamente.
E' divertente, per lo spettatore, vedere come il personaggio di Casanova (Gassmann), vero gentilluomo raffinato ed edonista, seduca dame e regine. Sa le paroline giuste da usare, e soprattutto sa solleticare la loro vanità, tanto che dopo un po' di resistenza assai poco convita gli cadono tutte fra le braccia. E' anche un maestro di simulazione, perché alle volte egli in cuor suo la donna la disprezza, ma la seduce per carpirle qualche segreto o la famigerata lettera. Il destino, però, gli riserverà un giusto castigo.
Detto a margine, alcune sequenze hanno accenti gotici, genere nel quale non a caso Freda si sarebbe più tardi affermato. Certe scene nelle cantine del castello o nella prigione potrebbero venire infatti da un horror gotico.
E' un buon esempio di cinema italiano, che coniuga ampi mezzi a disposizione ad un buon livello qualitativo. Da imitare oggi.
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