Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
E' un vigoroso film inchiesta, che mescola parti recitate, spezzoni documentaristici, e vere interviste ad alcuni personaggi reali coinvolti nella vicenda di Enrico Mattei. Tuttavia, è bene precisarlo, rimane sempre cinema a tutti gli effetti. E' una pellicola molto coinvolgente e dal ritmo sostenuto, che si sforza di vedere chiaro in uno dei tanti misteri italiani, e cerca di ricostruire sia gli eventi che il dedalo di personaggi e interessi dietro le quinte, che ne determinarono poi il tragico epilogo. Mattei certamente non piaceva agli americani, ma neppure alla mafia andava troppo a genio, e probabilmente pestò i piedi ad altri potentati economici italiani. Le uniche certezze sono che Mattei andò a colpire interessi molto forti di persone molto potenti, e che quello che uccise il presidente dell'Eni e i suoi accompagnatori non fu incidente, ma sabotaggio. Bella scoperta, si potrebbe dire, ma il regista Francesco Rosi ha comunque il merito di aver illustrato bene una vicenda e un retroscena complessi, ancora oggi non chiariti del tutto.
Come difetti del film potrei citare l'interpretazione a tratti un po' esuberante di Volontè, e certi episodi come una grottesca telefonata con Giorgio La Pira (quasi sicuramente inventata) e le scene un po' retoriche della fila per visitare il mausoleo di Lenin, che peraltro nulla centrano con la vicenda del film. Rilevo anche un approccio generale un po' troppo di sinistra.
La sequenza più bella, secondo me, non è uno dei comizi di Mattei, nè certe fasi concitate dell'inchiesta: è invece il passo quando lui si sveglia in una squallida camera d'albergo a Catania il giorno in cui l'avrebbero ucciso. Il regista crea un forte senso di solitudine e di nervosismo per un futuro incerto. Bella anche la sua reprimenda ai camerieri della sala.
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