Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Una giovane decide di sposare un uomo sulla quarantina, simpatico, maneggione, ma in apparenza una brava persona. La sorpresa della ragazza è enorme quando esce allo scoperto una ex fiamma dell'uomo, che lo manteneva economicamente e con cui forse i rapporti non sono neppure mai cessati. Ed è solo l'inizio delle losche rivelazioni attorno al personaggio.
Come è noto, alla metà degli anni Sessanta Roberto Rossellini, pur essendo nel pieno dell'attività e acclamato come Maestro a livello mondiale, decise che ne aveva abbastanza del cinema e proseguì la sua produzione artistica soltanto tramite documentari biografici, regie televisive e lavori di evidente scopo didattico. Questo Anima nera, tratto da un testo teatrale di Giuseppe Patroni Griffi con una sceneggiatura scritta dallo stesso regista insieme ad Alfio Valdarnini, rappresenta l'ultimo lungometraggio espressamente cinematografico girato da Rossellini; secondo molte voci, anche di presenti sul set, Rossellini però seguì molto poco la lavorazione del film, lasciando spesso e volentieri le cose in mano ad assistenti e interpreti. Sulle ragioni di questa crescente insofferenza per Cinecittà e più in generale verso il mezzo artistico che lo aveva reso grande e celebre, e che lui stesso aveva nobilitato con opere del calibro di Roma città aperta (1945), Paisà (1946) o Europa 51 (1952), si potrebbe discorrere a lungo e probabilmente senza arrivare a una risposta certa; sicura è invece la disaffezione verso Anima nera, pellicola che avrebbe meritato maggiori cure e che, nonostante la travagliata realizzazione, riserva comunque un discreto fascino. Sia perchè il protagonista è un Vittorio Gassman all'apice della forma (e della fama), sia perchè il personaggio che interpreta è vivo, vibrante e gli è cucito addosso, un 'mattatore' drammatico che pende più verso il Walter di Riso amaro (1949) che verso il Bruno Cortona de Il sorpasso (1962), che sarebbe uscito pochissimo dopo. La morale - anch'essa nerissima - di fondo, poi, è un affronto all'Italia del boom tanto quanto lo erano le contemporanee caricature dei personaggi della commedia all'italiana: ma qui, al massimo, si sorride a denti stretti. Nadja Tiller, Annette Stroyberg, Tony Brown e Yvonne Sanson completano la parte centrale del cast; non male la colonna sonora (Piero Piccioni). 5,5/10.
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