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Cuore di cane

Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film

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La recensione su Cuore di cane

di mm40
4 stelle

Che cosa succederebbe se si trapiantassero i testicoli e l'ipofisi di un uomo su un cane? È ciò che si chiede il dottor Preobrazenskij. Una sera convince un cagnolino randagio a seguirlo in casa, dove ha il suo laboratorio, mentre l'assistente dottor Bormental gli procura un barbone da poco deceduto. L'occasione è perfetta per un intervento che sconvolgerà la scienza: è così infatti che il cane, operato, diventa pian piano un essere umano. Ma un essere umano irrequieto, libero e dispettoso, che si farà amici gli anarchici e causerà solamente problemi a Preobrazenskij.


Un classico di Michail Bulgakov, tra fantascienza, grottesco e satira; la regia di Alberto Lattuada, che si occupa anche della sceneggiatura insieme a Viveca Melander e Mario Gallo (produttore della pellicola); un ispirato Piero Piccioni – lievemente morriconiano – per la colonna sonora e un cast di sicuro impatto che comprende nei ruoli principali Max Von Sydow, Mario Adorf, la stellina Eleonora Giorgi e un debuttante (nel cinema) molto atteso e indubbiamente quotato come Cochi Ponzoni, con parti laterali per Vadim Glowna, Enzo Robutti e Ilona Staller (nemmeno a farlo apposta, ha una sola battuta nel film e in quella battuta promette a Cochi di andare a letto con lui): cosa potrebbe andare storto? Un po' tutto, effettivamente. Forse lo spirito dei tempi – siamo alla metà degli anni '70 e il cinema italiano procede sbrigliato verso una totale smarcatura dalla censura, mentre fuori imperversano le bombe – devia il testo originale verso un risultato che ha più a che fare con la comicità che con l'opera satirica e grottesca di partenza; fatto sta che questo Cuore di cane è un film riuscito solo parzialmente, con un Cochi Ponzoni sempre sopra le righe e un Max Von Sydow quasi distratto, che non sembra prendere mai sul serio la sua parte; per tacere della giovanissima Eleonora Giorgi, francamente insalvabile nella recitazione qui fornita. Si salvano dunque Adorf e le caratterizzazioni minori (sempre eccezionale Robutti, presente sia pure in una sola scena), mentre la storia non pare adeguatamente salda, narrata insomma in maniera lineare e solida; la confezione è comunque dignitosissima, cosa che fa aumentare i rimpianti per l'occasione sprecata. 4,5/10.

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