Regia di Hiroshi Nishitani vedi scheda film
Far East Film Festival 19 – Udine.
Prosecuzione destinata al grande schermo dell’omonima serie televisiva che in Giappone ha mietuto un grande successo nel 2014, il film diretto da Nishitani Hiroshi punta tutte le sue fiches sull’amore - passionale, disperato e lacerante – e sui due affascinanti protagonisti: Ueto Aya e Saito Katumi.
Attesissimo in Giappone, rischia seriamente di soddisfare solo il gusto paratelevisivo di chi ha versato (fiumi di) lacrime sulla serie.
Costretta a trasferirsi in una nuova città, in seguito a un’avventura sentimentale che l’ha resa invisa a chiunque, Sasamoto Sawa (Ueto Aya) riparte da zero, lavorando in un ristorante gestito da un uomo (Hirayama Hiroyuki) di mare, tutto pesca e surf, con una naturale attrazione verso la nuova arrivata.
Per pura casualità, quando l’oceano dei sentimenti sembra ormai sopito, Sawa scopre che Yuichiro Kitano (Saito Katumi), l’uomo che ama e con cui non può più nemmeno parlare così come decretato da un giudice, deve tenere un simposio sulle lucciole proprio nella sua città.
Per riaccendere la passione servono solo pochi istanti, ma di mezzo c’è anche Noriko (Ito Ayumi), la moglie di Yuichiro, che non ha intenzione di rinunciare facilmente al suo matrimonio.
Non esistono barriere ne distanze in grado di soffocare per sempre una passione viscerale. Possono essere imposte regole rigide, firmati contratti legali, create distanze siderali, ma poi, quando il fato si mette di mezzo, basta un semplice attimo per ricondurre allo sguardo galeotto e ritrovare quella forza interiore incontrollabile che spinge laddove la ragione consiglierebbe di non avventurarsi.
Detta così suona anche bene, e la sintesi messa in bella copia è questa, il problema di Hirugao – Love affairs in the afternoon deriva dalla sua stessa natura che conduce a un approdo poco cinematografico per tempi, messa in scena e modalità espressive, per lo più brusche e scarsamente attenzionate, come consuetudine delle soap opera televisive, girate con dei giornalieri da catena di montaggio.
Seguendo questo principio, lo stesso ménage à trois non appare illuminato di luce propria e vige il principio dell’unidimensionalità che rifugge qualsiasi mezza misura, con il maggior peso specifico tributato a un melodramma destinato a esplodere, tirando la corda il più possibile, dilatando i tempi d’azione fin dalle prime immagini e dalle ricerche sulle lucciole, eseguite in un ambiente incontaminato.
Nei (ristretti) limiti del possibile, tutto il peso delle vibrazioni di anima e corpo, ricade sul personaggio di Sawa - centrale in ogni fase - con la bellissima Ueto Aya (coprotagonista in Thermae Romae) chiamata a districarsi tra sorrisi incantatori e lacrime scaturite dai dolori più profondi, nel nome delle pulsioni più travolgenti.
Se lei è spremuta fino all’ultima goccia, la sceneggiatura, la (possibile) morale e il linguaggio cercano in coro di rassicurare il pubblico di riferimento, con un ordinamento controproducente, portato a eclissare le pulsioni stesse a forza di colpi bassi, finendo con il limitarsi a unire i classici puntini.
Quasi esclusivamente destinato al pubblico femminile più romantico e avvezzo ai drammi sentimentali. Agli altri rimane l’incredibile presenza scenica di Ueto Aya e pochissimo altro.
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