Regia di Philip Davis vedi scheda film
Un Donnie Brasco con la testa infilata nel pallone. A Londra un gruppo di quattro poliziotti viene precettato per infiltrarsi tra le frange più violente della tifoseria dello Shadwell Town, a Scotland Yard si sospettano collegamenti tra ultras e criminalità organizzata. John (Reece Dinsdale) fa coppia con il suo sergente Trevor (Richard Graham), con il compito iniziale di bazzicare i pub della zona frequentati dai tifosi dello Shadwell e prendere contatto con alcuni dei loro capi. Nonostante le difficoltà iniziali e il disagio di Trevor nelle vesti di tifoso oltranzista l'aggancio riesce, la missione si sposta negli stadi, al canile, campo dello Shadwell, e verso le varie trasferte della squadra. La tifoseria dello Shadwell è guardinga, diffida dei volti nuovi, il gestore di uno dei loro ritrovi, il pub Rock, ha fama di fiutare i poliziotti lontano un miglio. Trevor e John tentano comunque l'impresa, tentano di infiltrarsi tra la gente del Rock. Per non farsi scoprire bisogna però dar prova di essere dei loro e i quattro agenti, John per primo, non si tirano indietro iniziando anche ad appassionarsi alle gesta della squadra. All'interno della tifoseria i quattro agenti incontreranno un clima e delle persone che in qualche modo contribuiranno a farli sentire parte di un gruppo, persone violente, rudi ma con un lato morbosamente affascinante legato al rito della partita e a quello dello scontro con le tifoserie avversarie. Nonostante la discesa all'inferno del poliziotto infiltrato non sia cosa nuova questo Hooligans è un ottimo film. Le strade di Londra richiamano in maniera perfetta quel disagio che può portare all'aggregazione violenta nel nome di una fede come quella calcistica, pretesto per dare sfogo a frustrazioni e al vuoto dell'esistenza. Il lavoro sul personaggio di John è esemplare, l'ambizione iniziale, la dedizione trasformate poco a poco nell'appartenenza a qualcosa mai provato prima. Lontano dalla vita ordinata e ordinaria, lanciato verso un'insensata sequenza di violenze portatrici di emozioni forti e riconoscimento individuale. Deviato, malato ma finalmente considerato. L'assenza di divi rende la pellicola di Davis credibile e coinvolgente grazie ai volti perfetti degli attori, alle location e alla sempiterna attualità dell'argomento trattato. Un film duro senza essere inutilmente disturbante. Una bella sorpresa.
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