Regia di Pedro Pinho vedi scheda film
Quando mancano ormai una manciata di film ancora da visionare, A FABRICA DE NADA del portoghese Pablo Pinho si segnala, salvo sorprese dell'ultimo momento, come il miglior film incontrastato della sezione principale, posizionandosi almeno una spanna sopra ogni altro concorrente. Confidiamo nella lungimiranza di Larrain-presidente.
FESTIVAL DI CANNES 70: QUINZAINE DES REALISATEUR / TFF 35 - CONCORSO TORINO 35
"Lo spettro dell'Europa. Lo spettro della sua fine".
Un camion che sopraggiunge nottetempo per prelevare alcuni macchinari ad una fabbrica portoghese di ascensori, instilla un sospetto atroce negli operai che, per caso fortuito, se ne accorgono e costringono alla fuga l'autista. L'azienda sta per chiudere, o meglio per delocalizzare, ma ai dipendenti viene rivelato solo poco delle reali intenzioni della proprietà: è con tecniche di comunicazione subdole, tendenti a rassicurare la massa, e poi a prendere singolarmente i singoli operai per far loro offerte a bruciapelo in grado di strappare loro la firma dell'allontanamento....e del tradimento dei propri compagni.
Molti dipendenti ci cascano, ma alcuni si ribellano e costituiscono un gruppo solidale in grado di occupare la fabbrica, puntando all'autogestione.
A fabrica de nada, opera prima del giovane portoghese Pedro Pongo, e un riuscito mix di generi che, con grande equilibrio e una forma narrativa disinvolta ma pure classica, riesce a spaziare dalla denuncia documentaristica alla commedia umana, a quella di denuncia, fino ad un finale "musical" amaro ma anche spumeggiante, quasi un inaspettato inno alla vita che si fa forza di una solidarietà di classe per resistere ad un'onda d'urto impari quanto a forza e potenza distruttiva.
Un film importante che denuncia con forza e lucidità il ricatto morale e sociale che una classe dirigente assetata di guadagni e ricompense personali ancor più di quella corrotta politica, ha teso allo strato sociale di base, impoverendolo ulteriormente e gettandosi nel fossato del precariato e dell'incertezza.
"Vorrei che lei vivesse questo momento di crisi come un'opportunità: lei è giovane e ha la vita davanti a se' per ricollocarsi". Ecco l'opportunismo dirigenziale di oggi: il padrone di una volta era temuto e arrivava anche a male parole col dipendente che sbagliava: ma non esita a a proteggerli come cosa propria, come valore aggiunto di una forza lavoro che ormai soli un tempo era considerata un valore, e non un costo fisso da abbattere ad ogni "costo".
"A fabrica de nada" è un film troppo importante socialmente, ciclicamente e moralmente per non segnalarvi una spanna al di sopra di tutti i film del Concorso visti fino ad ora e, salvo sorprese (benvenute) dell'ultimo momento, il soli film che merita di vincere questa 35° edizione festivaliera. La preparazione e la lungimiranza di un grande Presidente della Giuria come è quest'anno Larrain, dovrebbe schivare altre fortuito tentazioni e premiare senza indugi questo lungo piccolo grande film eccezionale.
"Se tutti abbandonano la nave, chi rimane a guidarla?" Rimangono gli uomini in blu: gli operai migliori, la manovalanza indefessa e più operosa e coraggiosa, pavida e tenace, mentre la dirigenza cidarda è fuggita come un'orda di topi impazziti dal panico, senza dare spiegazioni ma non prima di essetsi riempita le tasche.
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