Regia di Robert Benton vedi scheda film
Passo d’addio, forse involontario, di un attore sostanzialmente immenso (pur avendo poi nobilitato lo sparkiano Le parole che non ti ho detto, raccolto riconoscimenti per Era mio padre e impreziosito il tv movie Empire Falls): dal titolo (italiano) si capisce che è oltre alla storia in sé per sé c’è un interesse sotterraneo, trasversale. Saggio di recitazione di Paul Newman, alle prese con uno dei ruoli più irredenti della sua carriera, questo film sentimentale dalle ambizioni non elevate e dal tono sommesso ha qualche difetto nel manico e più di un pregio. I difetti risiedono nella sceneggiatura, che privilegia i personaggi rispetto al contesto: caratteri ben definiti, un po’ alla Masters e alla Angela Mastreta, sarebbero perfetti se fossero protagonisti di storie minime, della durata di qualche pagina. Quando questi personaggi s’incontrano nella piazza del film non sempre si trova la giusta alchimia tra contesto e contestualizzati. Fondamentalmente, la somma delle prove di Newman, Jessica Tandy (in un sublime canto del cigno), Bruce Willis e Melanie Griffith (allora coniugi) e gli altri vale meno rispetto agli addendi Newman, Tandy e compagnia. I pregi, paradossalmente, sono gli stessi, ossia la bellezza del disegno dei personaggi, ma anche l’atmosfera complice e al contempo distante che avvolge l’insieme. Bellissimo finale con i due vecchi leoni, perfetto esempio di rinnovata “vita a modo mio”.
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