Regia di Ui-seok Jo vedi scheda film
Master è un film sudcoreano del 2016, scritto e diretto da Cho Ui-seok. L'opera è visibile su Amazon Prime Video.
Sinossi: L’amministratore delegato della One Network Jin Hyun-pil è in procinto di acquistare una banca d’investimento finanziario. La sua società registra cifre record tuttavia è stata più volte accusata di frode ma continua ugualmente ad operare indisturbata; a tal proposito il giovane intraprendente investigatore Kim Jae-myung ha formato una piccola task force con l’obiettivo di incastrare il noto criminale finanziario…
Il cinema coreano sta continuando imperterrito dai primi anni duemila a sfornare ogni anno centinaia di film, registrando successi incredibili e soprattutto mantenendo sempre alta la sua qualità produttiva al punto che parallelamente ai cosiddetti autori di questa nuova attuale new wave (da Bong Joon-ho a Ryo Seung-wan) si formato un secondo gruppo di registi lodevoli, forse meno audaci ma assolutamente in grado di garantire film di alta fattura distinti da uno sguardo sociale particolare come confermato da questo entusiasmante thriller finanziario diretto da Cho Ui-seok.
Prima di continuare due paroline sul regista: Cho Ui-seok nel 2002 finisce sotto le lenti dei riflettori locali per aver debuttato con la commedia d’azione Make in Big a soli ventisei anni, rendendolo all’epoca uno dei registi più giovani in patria; il regista prosegue poi egregiamente il suo percorso piazzando una perla inaspettata nel 2013, co-diretta con Kim Byeong-seo, e si tratta di Cold Eyes remake coreano dell’hongkonghese Eye in the Sky di Yau Nai-ho (prodotto dalla Milkiway Image di Johnnie To e Wai Ka-fai).
Master si pone inizialmente come un dinamico thriller finanziario per evolvere improvvisamente in un puro crime-movie con continui ribaltamenti di fronte.
L’opera è davvero ben congeniata e fin dalle prime battute si evince la volontà del regista di proporre un film esaltante e allo stesso tempo esporre senza troppi giri di parole un problema gravissimo che affligge la società coreana: l’elevatissima corruzione presente ad ogni livello socio-politico, tematica sensibile esposta in tanti film coreani contemporanei (cito ad esempio The Injust di Ryo Seung-wan).
Intrigante l’inizio attraverso il quale è possibile captare un’altra problematica locale inerente alla facilità con cui una persona socialmente importante, dalla parlantina loquace e dall’immagine impeccabile, riesca ad abbindolare le masse.
Fantastica la presentazione dell’amministratore delegato Jin Hyun-pil (Lee Byung-hun) dalle cui labbra pendono letteralmente centinaia di persone ipnotizzate ed estasiate dalla sua presenza e lo dimostrano perfettamente i vari la campi-contro campi che alternano lui al pubblico il tutto unito ad una regia di stampo televisiva tale da darci la sensazione di assistere davvero ad una presentazione ufficiale.
Leggendo con attenzione questa sequenza potremmo quasi equiparare la figura di Jin Hyun-pil ai tanti ciarlatani a capo di sette religiose che in Corea ogni anno ingannano centinai di ingenui fedeli (cinematograficamente parlando vi consiglio il recente Svaha: The Sixth Finger, lo trovate su Netflix).
Concludendo il “discorso sociale” merita attenzione una specifica frase pronunciata da Jin Hyun-pil, il quale sottolinea come la Corea non sia pronta al suo arresto in quanto lui possiede una sorta di agenda con scritto i nomi di tutti i politici corrotti e tale notizia destabilizzerebbe il paese visto la caratura dei soggetti coinvolti e tale aspetto anticipa con lungimiranza una dei più grandi scandali della storia coreana ovvero l’arresto -2017- e la condanna per frode (25 anni di carcere) all’ex presidentessa Park Geun-hye.
Ritornando a parlare strettamente di cinema, Master propone circa 140 minuti di inebriante spettacolo visivo e narrativo.
La storia è un susseguirsi di colpi di scena perfettamente inseriti ed architettati, per nulla scontati o prevedibili; certo se proprio vogliamo trovare l’ago nel pagliaio il regista è troppo buono con i suoi protagonisti ma visto il crescente clima di sfiducia nelle istituzioni in Corea è comprensibile vedere almeno in un’opera di finzione un po’ di sana giustizia e lealtà.
La pellicola non si fa mancare neppure concitate sparatorie che ricordano il modello hongkonghese alla Dante Lam, inoltre azzeccatissima ed insolita la doppia ambientazione e dalla moderna ed ultra-tecnologica Seul ci sposteremo nelle strade caotiche ed anguste di Manila (Filippine).
A questo punto dobbiamo un secondo focalizzarci sugli attori impiegati, prova inconfutabile dell’importanza del progetto. Cho Ui-seok è noto per la sua bravura nel dirigere cast stellari ma qui signori si supera, gestendo alla perfezione un terzetto di protagonisti super top tutti al vertice dello star system.
Il villain è interpretato dal mostro sacro Lee Byung-hun (I Saw The Devil, JSA, Bittersweet Life,Masquerade) il tenace investigatore è invece Gang Dong-won ( Secret Reunion, Illang: Uomini e lupi) anche lui nell’olimpo dei grandi, poi l’hacker/informatico è Kim Woo-bin noto modello ormai prestato al cinema con buonissimi risultati infine troviamo una serie di co-primari davvero in gamba tra cui Oh Dal-su ( Memoir of a Murderer, per onore di cronaca nel 2018 è stato accusato di molestie sessuali e dopo un turbolento e controverso processo è stato scagionato).
Master è sicuramente un film figlio del proprio tempo in grado di intrattenere alla grande un vastissimo pubblico.
Da vedere (voto 7.5)
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