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Run-Off

Regia di Jong-hyun Kim vedi scheda film

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La recensione su Run-Off

di supadany
6 stelle

Far East Film Festival 19 – Udine.

Boxe a parte, al cinema il mondo dello sport raramente incontra le fortune del successo, soprattutto quando di mezzo ci sono dei grandi nomi e storie che - chi più, chi meno - conosciamo, quindi impossibilitate a sorprenderci. Succede invece che, distante dai riflettori internazionali, accadano vicende emozionanti e a loro modo incredibili che si trasformano in favole: questo è esattamente il caso del soggetto di Run-off.

Per esclusivi motivi burocratici la federazione sportiva sudcoreana decide di costituire una nazionale femminile di hockey su ghiaccio, per partecipare ai giochi asiatici invernali del 2003, ad Aomori in Giappone. Non credendo nei possibili risultati sportivi, la affidano a Kang Dae-Woong (Oh Dal-Su), un allenatore alla mercé dell’alcol, mentre la squadra conta componenti minacciose come Park Chae-Kyung (Oh Yeon-Seo), dilettanti allo sbaraglio come Ko Young-Ja (Ha Jae-Suk) e Lee Ji-won (Soo-Ae), una disertrice nordcoreana.

Da quella che sembrerebbe essere solo una causa persa, nasce la storia di una nazionale che ancora nel 2017 continua a macinare progressi.

 

scena

Run-Off (2016): scena

 

La composizione di Run-off è datata, ma quando gli elementi sono consoni a intrattenere il pubblico per poi profondere emozioni e infine anche apporre un messaggio civile dalla valenza internazionale, allora lo spettro di ipotetici inciampi di gradimento è allontanato.

Sicuramente, la vicenda - ispirata a fatti realmente capitati - ha i fondamentali giusti, ma è anche romanzata cercando di essere gaudente, aspetto raggiunto grazie agli scontri tra i caratteri distanti delle protagoniste e anche a qualche grettezza assolutamente tollerabile.

Anche sul campo, la storia di queste ragazze in cui nessuno credeva, funziona, con tutto l’armamentario di incitamenti che va da un «Se una cade, cadono tutte» a un altro «Non conta arrivare primi ma partecipare mettendo sul campo il massimo impegno», per quanto il flusso continuo di match presente nella seconda parte sia parecchio consistente e protratto, portando il minutaggio a un livello superiore al necessario.

È però altrove che si trova la parte più preziosa, ovvero in un rapporto a distanza tra sorelle, che ricorda quanto le barriere, imposte da chi si trova nelle posizioni di comando, possano essere dolorose, soprattutto quando si parla di stati confinanti che hanno preso direzioni agli antipodi, quali sono la Corea del Sud e la Corea del Nord.

Questo ventaglio di componenti permette di ritrovare in Run-off l’ilarità di donne e uomini di strada, il pathos della sfida agonistica sul campo da gioco e le forti emozioni per i rapporti più profondi e ostacolati (anche una pietra si commuoverebbe  quando le due sorelle parlano obbligatoriamente schiena contro schiena), incorniciando una storia che parla le lingue più universali del mondo: quelle della rivalsa, dei miracoli sportivi e dell’altruismo che legano tutti i popoli sotto il medesimo desiderio.

Frontale e non sempre guizzante, ma discretamente energico.

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