Regia di Marcela Said vedi scheda film
CANNES 70 - SEMAINE DE LA CRITIQUE
Attraverso la vicenda umana e personale della quarantenne cilena agiata Mariana, la regista Marcela Said si perde nella descrizione pungente di una borghesia chiusa in se stessa, ancorata a difendere privilegi ottenuti grazie a ormai celati, indifendibili legami con l'antico regime dittatoriale di Pinochet, ora rifuggito di facciata, ma ai tempi condiviso e appoggiato come viatico per un bel vivere, ai danni del resto della popolazione.
In lotta e sempre a nervi tesi con i due uomini della sua vita, un anziano riottoso padre ed un ex marito che non si arrende, Mariana si troverà a legarsi sempre di più ad un maturo ma affascinante istruttore di equitazione (l'attore feticcio di Larrain, Alfredo Castro); lui si, e forse sin troppo,
apertamente sospettato di essere tra i fautori od i responsabili degli atroci crimini contro l'umanità perpetrati ai dissidenti durante il periodo della dittatura.
Come nel cinema di Larrain, i personaggi del film - per nulla amabili o facili all'autoidentificazione - si fanno forza della loro imprevedibilità caratteriale, della labile forza di coscienza e rettitudine che li muove, per manifestare una loro furia interiore, un tormento che non può restare a lungo sepolto dalle convenzioni e dal buon saggio pensiero comune.
La Said, qui al suo secondo lungometraggio dopo L'été des poissons volants, presentato in Quinzaine nel 2013, affronta di petto l'atteggiamento controverso ed omertoso di una classe borghese che dovrebbe espiare, più che nascondersi dell'anonimato e vivendo di rendite accumulate col sacrificio delle masse.
Forse un po' inconcludente, ma coraggioso e con un personaggio di donna controverso e non facile da porre al centro di una vicenda sospesa nel dubbio, Los perros, il cui titolo si riferisce ad in particolare eccentrico quadro di una bimba circondata da cani da corsa, di cui si è letteralmente invaghito la protagonista, vive di sentimenti primari ed animaleschi, istintivi, che si avventano come "cani" famelici sui comportamenti di facciata, falsi, deboli, di pura circostanza, di una umanità vigliacca chiusa in una deriva decadente ed inesorabile.
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