Regia di Atsuko Hirayanagi vedi scheda film
CANNES 70 - SEMAINE DE LA CRITIQUE
Una quarantenne zitella di nome Setsuko, impiegata in un ufficio amministrativo, un giorno viene contattata dalla nipote ventenne che le chiede supplichevole un favore: proseguire lei in sua vece il corso di inglese che la ragazza ha già iniziato e non può più continuare, dovendosi trasferire negli Usa: per questo la nipote le offre di continuare il corso, altrimenti non rimborsabile, in cambio del rimborso di una parte della somma spesa.
Accettato senza alcun particolare entusiasmo quella occasione non esattamente esaltante, la donna si reca subito alla prima lezione di prova, ove conosce l'affascinante ed istrionico insegnante madrelingua (lo interpreta il sempre in forma Josh Harnett), che la inizia ad una lezione che prevede un vero e proprio cambio di identità e di fisionomia: la incolore quarantenne di sempre, si trasforma nella bionda e riccioluta Lucy, dapprima impacciata come l'originale, poi sempre più sciolta.
Tutto bene fino a quando, dopo sole poche gradite "sedute" (più che lezioni), l'insegnante "fico" svanisce nel nulla, anzi negli Usa.
Disperata la nostra Lucy riesce a persuadere sua sorella, nonché madre della nipote, ad accompagnarla in America per ritrovare l'uomo che l'ha fatta sospirare. Non sarà affatto una buona idea.
Oh Lucy, coproduzione nippo-statunitense che porta la regia corretta e senza necessariamente essere obbligata a strafare di Atsuko Hirayanagi, è una commedia incentrata sull'esigenza benefica di un contatto fisico (che è il tocco magico del bnizzarro insegnante di lingue nei confronti dei suoi allievi), che pare rimanere nei dintorni della simpatia e carineria, ma sa in realtà avanzare affondi anche drammatici nella movimentata vicenda americana che caratterizza la scelta della protagonista: una svolta ove tutti i nodi verranno al pettine.
Ma la nuova quarantenne, ovvero Lucy, ci guadagnerà almeno in determinazione, riuscendo inoltre a trovare per davvero l'uomo giusto per una vita finalmente non più da single.
Una commedia che sa uscire, come dicevamo, e con un certo coraggio, dai vincoli preimpostati ed ormai risaputi e scontati della commedia leggera degli equivoci, ma che tuttavia ci sembra un po' azzardato inserire all'interno della "Semaine de la Critique", la rassegna dedicata, con particolare attenzione, al "nuovo soffio di vento che spira sul cinema".
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